Le cronache di questi giorni sono state caratterizzate da due casi di omicidio avvenuti in Campania e in Sicilia con cittadini stranieri come protagonisti. In un paese della provincia di Napoli un ucraino ha tentato di sventare una rapina in un supermercato, aiutando la cassiera aggredita dai rapinatori, ed è stato ucciso davanti alla figlia. In una villetta di Palagonia, invece, sono stati assassinate due persone, marito e moglie, durante un tentativo di rapina. La polizia ha fermato subito il presunto omicida, un giovane ivoriano ospitato nella struttura del Cara di Mineo. Due casi in cui gli “stranieri” si sono comportati in modo opposto: da una parte l’eroe, dall’altro il cattivo che arriva a uccidere due persone dopo aver derubato. Come ha ben notato Carlo Maria Mele su “Gli Stati Generali”, il bel sito di informazione di cui è direttore responsabile Jacopo Tondelli, la narrazione dei media sulle due vicende è stata quasi opposta. Nel caso del cittadino ucraino, quasi nessuna testata ha rilevato come il comportamento eroico fosse stato esercitato da uno “straniero”. La nazionalità, che non conta apparentemente per la grande generosità, diventa invece elemento caratterizzante per quanto riguarda gli omicidi. Quasi tutti i siti hanno evidenziato come l’assassino, presunto, della coppia di Palagonia fosse uno straniero. Sulla tragedia siciliana , a differenza di quanto accaduto per il povero Anatolij Korol, è stata anche fatta una forte speculazione politica da parte del centrodestra, in primis con le dichiarazioni di Matteo Salvini. Il quotidiano “Libero” ha fatto la consueta prima pagina molto aggressiva, in cui ha urlato contro il “governo complice degli assassini”. Difficile non essere sconfortati da una simile disparità di trattamento.