Non occorrono fantasie dietrologiche per constatare come la misurazione dell’inquinamento prodotto dai gas di scarico delle auto, e in particolare dai motori diesel, resti da decenni al centro di un conflitto senza esclusione di colpi. I tecnici e gli scienziati che operano in questo settore vengono sottoposti a una quantità inenarrabile di “sollecitazioni”, così come gli organismi governativi e i mass media che dovrebbero divulgare informazioni credibili in materia. Ricordo più di trent’anni fa un’inchiesta che feci sull’Espresso a proposito del diesel: sottovoce mi sentivo ripetere che il tale non era credibile perchè prendeva soldi da questa o quella casa automobilistica, così come ricordo repentini cambi di posizione dettati dalla convenienza. Anche dietro alla truffa Volkswagen smascherata negli Usa c’è chi intravede la storica opposizione dell’industria automobilistica Usa ai motori diesel. Il che non toglie che la truffa c’è stata, e che probabilmente in Europa, dove i motori diesel sono molto più diffusi, siamo stati vittime inconsapevoli di emissioni nocive in quantità enormemente superiori a quanto ci veniva raccontato. Non parliamo dell’Asia, dove il boom automobilistico non si accompagna a normative antinquinamento paragonabili a quelle vigenti in occidente.
Temo che anche oggi nessun colosso mondiale dell’auto abbia interesse a affondare il colpo contro la Volkswagen perchè tutti hanno più da perderci che da guadagnarci.