Istat certifica la tenue ripresa del mercato del lavoro, come per l’economia

mercoledì, 30 settembre 2015

L’Italia è tornata a crescere dopo due anni di recessione e uno di stagnazione. L’incremento del Pil è ancora moderato, tanto che nel 2015 si chiuderà con un aumento della ricchezza nazionale inferiore a quanto registrato nel 2010, e probabilmente di poco superiore al dato 2011, quando nell’ultimo trimestre è iniziata la seconda contrazione dopo quella del 2008. I benefici di questo aumento si possono riscontrare anche sul mercato del lavoro. Così si può leggere il report dell’Istat sul mercato di lavoro diffuso mercoledì 30 settembre 2015. “Ad agosto Istat rileva come dopo la crescita di giugno (+0,1%) e di luglio (+0,3%), ad agosto 2015 la stima degli occupati cresce ancora dello 0,3% (+69 mila). Tale crescita è determinata dall’aumento dei lavoratori alle dipendenze (+70 mila), in prevalenza a termine (+45 mila). Il tasso di occupazione aumenta di 0,2 punti percentuali, arrivando al 56,5%. Su base annua l’occupazione cresce dell’1,5% (+325 mila persone occupate) e il tasso di occupazione di 0,9 punti”. Qualcosa di positivo si vede, anche se la crescita di occupati appare ancora spiegabile più con gli effetti della riforma Fornero, che ha allungato la vita lavorativa, e con la fine della cassa integrazione per molti lavoratori, più che con la creazione di una quota significativa di nuova occupazione. Di questa, la maggior parte è a tempo determinato. Istat rileva come l’incremento degli occupati dipendenti nel mese è per 45mila unità tra i contratti a termine, e per 25mila tra quelli a tempo indeterminato nel mese di agosto. Nel trimestre giugno-agosto rispetto a quello marzo-maggio, su 107mila nuovi impieghi dipendenti creati, quelli a termine sono pari a 94mila. Negli ultimi tre mesi l’88% dei nuovi occupati sono a tempo determinato. Per questo appare  un po’ forzato attribuire questi dati al JobsAct, come fa il presidente del Consiglio su Twitter e Facebook.

 

Matteo Renzi ha scritto su Facebook un’altra frase poco condivisibile, osservando i dati. “La disoccupazione che era quasi al 14% all’inizio dell’azione del Governo, adesso è sotto il 12%”. A febbraio/marzo 2014 il tasso di disoccupazione rilevato da Istat era al 12,7/12,5%, ora a 11,9%. La riduzione, positiva, di questo indice è un po’ meno brillante di quanto dichiarato dal leader del PD. Dati meno confortanti arrivano invece dalla disoccupazione giovanile, cresciuta ad agosto rispetto a luglio, anche se in calo rispetto alla media trimestrale. Il tasso dei giovani under 25 che non lavorano pur cercando occupazione rimane sopra quota 40.

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