Sostenere con Putin l’esercito di Assad? L’azzardo morale proposto da Romano Prodi e Marek Halter

venerdì, 2 ottobre 2015

Due personalità per le quali nutro stima e amicizia, Romano Prodi e Marek Halter, in questi giorni sollecitano gli Stati Uniti e l’Unione Europea a superare gli scrupoli morali e unirsi alla Russia di Putin nel sostenere il regime dittatoriale siriano di Assad. Sarebbe questa l’unica via praticabile per scongiurare il pericolo principale, ovvero la caduta di Damasco e Aleppo nelle mani del sedicente Stato Islamico. Marek Halter, in particolare, ha proposto un paragone storico francamente discutibile fra Assad e Stalin , ricordando che Usa e Inghilterra nel corso della seconda guerra mondiale strinsero alleanza con l’Armata Rossa sovietica pur di sconfiggere Hitler.
In Siria non vedo nessuna Armata Rossa e nessuna battaglia di Stalingrado. Vedo la dissoluzione di un paese causata anche dalla colpevole inazione occidentale al tempo della rivolta popolare del 2011. Vedo una guerra per procura sulla pelle della popolazione civile, condotta da potenze regionali (Turchia, Iran, Arabia Saudita, Qatar) per rafforzarsi dentro all’implosione del mondo musulmano.Anche ragionando solo nei termini crudi della realpolitik, dubito che Assad possa essere considerato ancor oggi un “dittatore solido”, per intenderci, come il generale egiziani Al Sisi. Massacrando la sua stessa popolazione con bombardamenti indiscriminati e liquidando la sua opposizione democratica a favore dei jihadisti, Assad si è scavato la fossa da solo. Seppure non esista la controprova, continuo a sospettare che sia stato un errore fatale, nell’estate del 2013 -quando il Califfato di Abu Bakr al Baghdadi era ancora di là da venire- aver bloccato in extremis l’offensiva militare finalizzata a deporlo già predisposta da Obama col sostegno di Regno Unito e Francia.
Altrettanta esitazione si manifesta nel sostenere le milizie curde, le uniche forze militari svincolate dal fanatismo religioso che stanno combattendo sul terreno l’Isis.
Se un coordinamento militare con le forze armate russe fosse condizionato da un piano comune di transizione, che preveda l’esilio di Assad, potremmo considerarlo un passo avanti positivo. Ma limitarsi a un appoggio al feroce e pericolante dittatore di Damasco, oltre che un azzardo morale a me pare un’illusione.

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