Fra i primi commenti alla scelta di monsignor Charamsa, che ha reso pubblica la sua omosessualità e l’amore di coppia in cui si manifesta, ve ne sono alcune di teologi “progressisti” incentrate su un metro di misura angusto. Il “coming out”, a loro dire, sarebbe stato inopportuno per il clamore che ha suscitato alla vigilia del Sinodo. Peccato abbia costretto il Vaticano a provvedimenti disciplinari inevitabili (davvero inevitabili?). Trovo modeste e asfittiche queste considerazioni. La storia, e anche le dottrine, procedono anche per strappi e si avvalgono del coraggio di singole personalità, disposte anche alla rivolta individuale. Non ho trovato una sola parola fuori posto, nessuna immagine men che degna, nella sortita di monsignor Charamsa. Misuratissimo, civile, profondo, toccante, onesto. Questo bisognava dirgli per prima cosa. Non che ha scelto il modo o il momento sbagliato. Mica stiamo partecipando a un congresso di partito…