La tassa pop del canone Rai, un probabile flop

lunedì, 5 ottobre 2015

Matteo Renzi ha deciso di puntare su una nuova promessa accattivante per comunicare la prossima legge di Stabilità. Se nella manovra di bilancio dell’anno scorso c’erano, oltre alla conferma degli 80 euro, i maxi sgravi e il bonus bebè, quest’anno la promessa abolizione della Tasi/Imu non poteva rimanere da sola. Oltre allo sgravio Ires ancora tutto da verificare, visto che sarà parziale, il presidente del Consiglio ha annunciato nell’intervista con Lucia Annunziata a “In mezz’ora” di domenica 4 ottobre di voler ridurre il canone Rai. L’imposta che finanzia il servizio pubblico passa da 113,5 a 100 euro, e sarà pagata attraverso la bolletta elettrica. Commentare una misura senza conoscerne i dettagli è oltremodo impervio, ma a un primo sguardo il “taglio del canone”, per quanto pop e potenzialmente attrattivo per l’elettorato, appare una riedizione del “Tfr in busta paga”. Un’operazione mascherata per aumentare il gettito, se si passasse da un’imposta richiesta ai nuclei familiari residenti alle singole utenze elettriche. Il canone Rai è una tassa tra le più evase, e sicuramente un tentativo per farla pagare di più dovrebbe essere fatto, come sarebbe da accogliere con favore una sua diminuzione. Posto che un governo sedicente riformista potrebbe avere obiettivi decisamente più ambiziosi, come la privatizzazione di parte della Rai e reti senza pubblicità dedicate a un vero servizio pubblico televisivo, l’invio del canone in bolletta appare più un pasticcio che una soluzione. Come ben rimarcato dall’istituto Bruno Leoni, think tank liberale, il canone TV è una imposta che finanzia un servizio pubblico, mentre la bolletta elettrica è una tariffa pagata per un servizio, gestito anche da operatori privati. L’imposta per il servizio pubblico TV diventerebbe un onere improprio che le utility dovrebbero raccogliere, con un’evidente contraddizione. Cosa succederebbe se un utente non pagasse il canone? Davvero si potrebbe interrompere l’erogazione del servizio fornito, l’elettricità, per costringere una persona a pagare una imposta che nulla c’entra con quella tariffa? Probabilmente la magistratura boccerebbe una simile norma, uno dei motivi per cui il canone in bolletta è un proposta ricorrente della politica italiana, che mai però viene realizzata vista la sua impraticabilità.  Come dimostrato dalla conferma di  ferma contrarietà di Assoelettrica, con tanto di bocciatura da parte del presidente Chicco Testa, così renziano da aver promosso campagne pubblicitarie sui giornali di sostegno al premier. Anche quest’anno l’annuncio di Renzi potrebbe finire nel nulla. Nella scorsa legge di Stabilità il governo avrebbe voluto inserire il canone in bolletta elettrica, con la promessa (almeno) di un suo dimezzamento. Non se ne è fatto nulla, e alla fine è stato meglio così.

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