L’intifada dei ragazzini nel cuore pulsante della capitale d’Israele

martedì, 6 ottobre 2015

Gerusalemme è la capitale dello Stato d’Israele, anche se la diplomazia internazionale si divide nel riconoscerlo e le ambasciate mantengono swede a Tel Aviv. Dal 1967, inoltre, anche la parte orientale di Gerusalemme, e la città vecchia contornata dalle mura ottomane, sono state ufficialmente annesse allo Stato d’Israele. Tanto è vero che i residenti arabi di Gerusalemme hanno uno status giuridico dagli arabi palestinesi della Cisgiordania occupata. Vengono considerati definitivamente cittadinanza israeliani, anche se con limitazioni di fatto nei loro diritti.
Ebbene, da oltre un anno -anche se poco se ne parla onde evitare di nuocere al turismo- Gerusalemme sta vivendo una rivolta permanente dei suoi trecentomila residenti palestinesi. Ogni notte nei quartieri orientali si accendono roghi e vengono tesi agguati che rendono pericoloso il transito agli ebrei. Da alcuni giorni -e questa è davvero una prima volta- è vietato l’accesso nella città vecchia di Gerusalemme ai palestinesi che non vi abitano. La spianata delle moschee è già da tempo off limits per tutti i maschi con meno di cinquant’anni di età. In pratica, la mancata soluzione del conflitto con i palestinesi ha portato l’intifada, cioè la rivolta, a divampare nel cuore pulsante della capitale d’Israele, là dove per scelta dei suoi governanti ebrei e arabi sono concittadini destinati a convivere. Ulteriore elemento di preoccupazione è che protagonisti di questa intifada siano ragazzini sempre più giovani. Come il tredicenne ucciso ieri a Betlemme mentre tirava sassi sui soldati insieme ai suoi compagni di classe. Se la furia spontanea si impossessa degli adolescenti, allora vuol dire che l’esasperazione è entrata davvero in tutte le case.
L’attenzione del mondo si è spostata sulla vicina Siria, dove è in corso una carneficina. In Israele qualcuno provava sollievo per via di una guerra civile tutta interna al mondo musulmano che pareva rendere marginale il conflitto israelo-palestinese. Più probabile che Netanyahu si ritrovi l’Isis in casa, col volto di ragazzini disperati e pronti a tutto.

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