Qualche amichevole domanda a Civati: ma dove vuoi andare, sempre da solo?

mercoledì, 7 ottobre 2015

A ottobre dovrebbero nascere nuovi gruppi parlamentari unitari a sinistra. Sel, dopo la significativa fuoriuscita di deputati e senatori del gruppo di Gennaro Migliore andati nel PD, diversi dissidenti ex M5s e alcuni parlamentari legati a Stefano Fassina formeranno una formazione comune. Lo scopo è la creazione di un nuovo partito a sinistra, che superi la frammentazione delle forze più radicali, ormai proverbiale. A questo progetto sembra volersi sottrarre Pippo Civati. Il leader di Possibile è stato piuttosto chiaro su HuffingtonPost. ” Per ora faccio parte di Possibile. Per me i gruppi politici nascono se c’è una ragione politica anche fuori dal Palazzo. Per esempio sarei interessato a capire se questo nuovo gruppo si allea con il Pd o no. Io no!”. Una posizione che pare indicare un nuovo percorso solitario, dopo l’esito fallimentare della campagna referendaria di Possibile. La raccolta di circa 300 mila firme è stata sicuramente un buon risultato organizzativo, visto che la gran parte del lavoro  è ricaduta quasi esclusivamente sul movimento di Civati, appena nato e di dimensioni ridotte (5 mila iscritti dichiarati). Difficile però che da un simile tentativo possa nascere qualcosa di più, viste le divisioni create con altri partiti e organizzazioni sociali della sinistra, e una mobilitazione comunque insufficiente. Le chance di successo di una nuova formazione progressista appaiono particolarmente basse in questo momento. Il PD di Renzi si è spostato verso il centro, e sebbene sia reale il disagio dell’elettorato tradizionale di sinistra (la flessione alle regionali è stata piuttosto chiara in questo senso) il monopolio del M5S del voto di protesta toglie spazi significativi di crescita. L’eurocrisi, per quanto intensa e profonda, non ha determinato il collasso del sistema politico tradizionale registrato per ora sola in Grecia, e parzialmente, visto che SYIRIZA sembra ormai aver preso il posto del PASOK. La tenue ripresa di questi mesi sembra aver scongiurato i segnali di esplosione di forze anti establishment registrati tra il 2012 e il 2014. Difficile, se non impossibile, che in Italia si possano di conseguenza creare condizioni, politiche e sociali, capaci di dar vita a nuova formazione politica capace di sostituire il PD come punto di riferimento dell’elettorato di centrosinistra. Pippo Civati sembra rifiutare il ruolo ancillare che una forza unitaria potrebbe sviluppare con il PD. Il dissenso con Sel è molto forte su questo punto, ma senza uno sforzo unitario l’area progressista appare destinata alla marginalità in cui è caduta da ormai molti anni. Alle politiche del 2006 le forze a sinistra dell’Ulivo, poi PD, valevano circa il 10%, mentre dal 2008 fino a ora difficilmente il loro consenso ha superato il 5%. Ulteriori divisioni in questo campo politico sembrano deleterie, e diverse buone battaglie di Pippo Civati rischiano di finire nel più completo dimenticatoio. Come già successo coi referendum, incapaci di raccogliere le 500 mila firme anche per la completa solitudine con cui sono stati perseguiti. Detto con sincero dispiacere, sia politico che personale.

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