La strage di Ankara sarebbe stata compiuta da due giovanissimi kamikaze inviati dall’Isis a seminare il terrore fra i loro nemici curdi. Un ragazzo e una ragazza, più o meno coetanei dei giovani che andavano a massacrare senza neppure conoscerli. Odiandoli per assioma ideologico, senza esperienza diretta. Anche i ragazzi che si scagliano alla guida di camion-bomba contro le città siriane o irachene prese d’assalto dal Califfo, esibiscono una disponibilità a morire senza precedenti. A casaccio. Magari drogati o ubriachi, non necessariamente imbevuti di fanatismo religioso ma disposti a buttare via la loro vita scagliandola su persone che solo attraverso tortuose argomentazioni forzate possono considerare colpevoli.
Il vero mistero della guerra contemporanea, che divampa ormai intorno a noi destabilizzando l’intera sponda meridionale del Mediterraneo, ma poi estendendosi a est in Asia e a ovest in Africa, è proprio questa disponibilità crescente ad ammazzarsi. Farci i conti è molto scomodo ma ineludibile.