Doccia fredda dell’Istat sul trionfalismo sul mercato del lavoro, che rimane debole come l’economia

venerdì, 30 ottobre 2015

La maggior parte dei siti di informazione sembra celebrare la discesa del tasso di disoccupazione ai minimi del 2013, l’11,8%, un dato sì positivo ma certo non trionfalistico, visto che è trainato dall’aumento degli inattivi. Una flessione di un punto percentuale in 2 anni non appare  un progresso così marcato, specie se paragonata con le diminuzioni registrate in questi mesi in altri Paesi colpiti dall’eurocrisi. Spagna, Irlanda, o Portogallo, beneficiano più dell’Italia della ripresa congiunturale favorita dal successo delle politiche monetarie della Bce, dalla conseguenze svalutazione dell’euro e dal dimezzamento del prezzo del petrolio che si è registrata da ormai diversi trimestri nell’unione monetaria. Il report del mercato del lavoro diffuso dall’Istat sull’andamento del mese di settembre contiene però diverse notizie negative: a settembre calano gli occupati rispetto ad agosto, e la correzione si riflette in modo marcato anche sull’incremento tendenziale. Su base annua l’Istat stima una crescita di occupati di 192 mila unità, rispetto ai 325 mila del mese scorso. Nel periodo luglio-settembre 2015 il tasso di occupazione cresce (+0,2 punti percentuali), mentre calano il tasso di disoccupazione (-0,2 punti) e il tasso di inattività (-0,1 punti) in confronto al trimestre precedente. La creazione di nuova occupazione è prevalentemente a tempo determinato. Nell’ultimo trimestre ci sono 116 mila occupati in più: 88 mila a tempo determinato, il 75% del totale.

Su base annua si vede invece un dato diverso, con un rapporto equilibrato tra nuovi indeterminati e determinati. L’effetto degli sgravi decontributivi sembra dunque essersi ormai esaurito. La ricercatrice Marta Fana ha illustrato bene questa dinamica con questo grafico.

 

Il report dell’Istat conferma, oltre a un livello di rumore statistico piuttosto elevato, come il mercato del lavoro in Italia sia ancora debole. Il tasso di occupazione del 2012 non è ancora stato raggiunto, e a questo ritmo di crescita ci vorrà ancora molto tempo per recuperare i guasti provocati dalla recessione 2008-2009 e 2011-2013 e la successiva stagnazione, finita a inizio 2015.

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