Neri, donne, ebrei, omosessuali… Tavecchio è solo un po’ rude, e così l’ambasciatore d’Israele lo difende

lunedì, 2 novembre 2015

La classe dirigente del calcio italiano è bene impersonata da un figuro come Carlo Tavecchio, ce lo diciamo fin da prima che venisse eletto. Ogni tanto qualcuno protesta per il suo eloquio becero e la sua visione del mondo razzista e misogina, me l’avrebbe passata ancora liscia se domenica il “Corriere della Sera” non avesse diffuso addirittura il sonoro in cui se la piglia con un “ebreaccio” e manifesta il suo disgusto per gli omosessuali. E’ possibile che la divulgazione a freddo di questa vecchia intervista rientri nella lotta di potere senza esclusione di colpi tuttora in corso ai vertici della Federcalcio: neanche il giornalista che di nascosto ne registrò lo sproloquio può considerarsi un stinco di santo disinteressato.
Personaggi così, potenti ma talmente grossolani da farsi male inavvertitamente da soli, diventano pedine utili nelle dinamiche più complicate dei rapporti di forza. Istruttiva in merito è la decisione dell’ambasciatore d’Israele in Italia, Naor Gilon, di intervenire in favore di Tavecchio, ricordando che il suddetto antisemita ha votato nel congresso Fifa contro chi chiedeva l’espulsione dello Stato ebraico.
Tavecchio non è certo il primo caso di antisemita (più o meno consapevole) filoisraeliano. E’ anzi una specie in veloce espansione. Dispiace solo che la diplomazia di Gerusalemme si senta in dovere di prendere le difese di personaggi del genere.

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