L’Inps di Tito Boeri chiede una previdenza più equa e perciò dà fastidio al governo

venerdì, 6 novembre 2015

L’Inps di Tito Boeri ha pubblicato le proposte per una riforma del sistema previdenziale italiano, intitolata “Non per cassa, ma per equità”. Sono le misure che il presidente dell’istituto aveva inviato al governo alcuni mesi perché fossero discusse nell’attuale legge di Stabilità, ma che poi sono state bloccate. Tra gli interventi principali c’è uno strumento di sostegno al reddito degli over 55, la flessibilità per l’accesso alle pensioni a partire dai 63 anni, con penalizzazioni sui futuri assegni, e ricalcolo dei trattamenti in essere per 230 mila famiglie ad alto reddito che accedono a misure assistenziali, così come per 250 mila percettori di pensioni elevate non giustificate dai contributi versati. Anche i vitalizi di oltre 4 mila persone che hanno svolto incarichi elettivi e le pensioni dei dirigenti sindacali verrebbero ricalcolate. Il governo Renzi ha fermato questo proposte nei mesi scorsi nella fase di elaborazione della manovra di bilancio, e sui giornali di venerdì 6 novembre 2015 si percepisce una netta bocciatura nel merito delle misure contenute nel rapporto Inps. L’atteggiamento del governo non stupisce, visto che già gli interventi di spending review proposti da Carlo Cottarelli erano stati fermati anche perchè  riguardavano  alcuni eccessi del nostro sistema previdenziale. Matteo Renzi è consapevole di quanto siano impopolari i tagli alla spesa previdenziale, che tendono a provocare significative flessioni di consenso per chi li attua. Si pensi solo al governo dei tecnici di Mario Monti e agli effetti della riforma Fornero sulla popolarità di quell’esecutivo. L’Italia spende circa il 16% del suo Pil in pensioni, oltre 250 miliardi di euro. E’ la voce più rilevante della nostra spesa pubblica, e se si vogliono realisticamente ottenere risparmi, oppure orientare il nostro Welfare in maniera più equa, è ineludibile un intervento di contenimento. Una misura avversata dal governo, particolarmente infastidito da un provvedimento che colpirebbe un elettorato particolarmente vicino al PD. Il M5S è il primo partito fino ai 50 anni, e poi diventa una forza minoritaria grazie alla sua marcata marginalità tra gli over 60, in prevalenza pensionati. La motivazione politica per non intervenire sulle pensioni è quindi molto chiara, vista la flessione di popolarità del governo Renzi. Una riforma previdenziale sarebbe però più che opportuna, specie se si pone l’obiettivo di introdurre cambiamenti rilevanti nel sistema Italia. Boeri propone una visione condivisibile nella sostanza, anche se alcune misure nel merito possono lasciar perplessi. Le proposte dell’Inps sono una traccia di lavoro interessante, che prima o poi sarà opportuno intraprendere, al di là delle convenienze contingenti.

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