Addio a Helmut Schmidt, uno dei più grandi socialdemocratici europei

martedì, 10 novembre 2015

Helmut Schmidt è morto oggi ad Amburgo, la città dove è nato, all’età di 96 anni. La Germania sta ricordando con grande emozione uno dei suoi cancellieri più popolari. Helmut Schmidt stato uno dei più grandi leader dell’Europa occidentale del secondo dopoguerra. Dopo aver combattuto nell’esercito tedesco durante il conflitto armato, Helmut Schmidt si era laureato in economia. Dopo esser diventato membro del Bundestag nel 1953, Schmidt ha poi fatto carriera nel governo della metropoli anseatica, città-Stato nell’ordinamento tedesco, dove ha collaborato a lungo con Karl Schiller, futuro ministro dell’Economia. Nel 1966, dopo esser stato rieletto al Parlamento federale di Bonn, diventa capogruppo della Spd in seguito alla formazione della prima große Koalition con cancelliere Kiesinger. Nel 1969 la Spd esprime per la prima volta la guida del governo con Willy Brandt, che promuove il politico amburghese come ministro della Difesa. Dopo un apprezzato interludio alle Finanze, Helmut Schmidt diventa cancelliere della Germania federale nel 1974, dopo uno scandalo che costrinse l’allora presidente della Spd Willy Brandt alle dimissioni. E’ stato il cancelliere socialdemocratico rimasto più a lungo al potere, formando con Brandt e Wehner la Troika alla guida della Spd nei suoi anni di maggior rilevanza. Oltre a importanti riforme interne, Schmidt ha promosso il rilancio dell’unificazione europea grazie alla sua forte alleanza col presidente francese Giscard d’Estaing. Negli anni al potere Schmidt ha spesso avuto un rapporto conflittuale con la base socialdemocratica, innamorata del più progressista Brandt. rimasto presidente della Spd fino al 1987. Una relazione rimasta talvolta tesa anche negli anni successivi, viste le posizioni più centriste espresse dall’ex cancelliere rispetto alla linea del suo partito.  Helmut Schmidt ha perso la cancelliera nel 1982, quando gli alleati liberali, che avevano governato con la Spd dal 1969, erano usciti dalla maggioranza per sostenere la sfiducia costruttiva proposta dalla Cdu di Helmut Kohl. Nel 1983 l’ex cancelliere socialdemocratico preferì non sfidare i suoi avversari, abbandonando la politica. Dalla metà degli anni ottanta fino al 2015 è stato uno degli editori di una delle testate più prestigiose della stampa tedesca, Die Zeit. Nel corso degli ultimi anni della sua vita ha espresso numerose opinioni diverse dal mainstream progressista. Scettico sul contrasto al global warming e sul multiculturalismo, opposto all’interventismo umanitario, particolarmente critico verso la politica estera americana, e favorevole a politiche economiche e del lavoro capaci di rendere sostenibile il Welfare attraverso modifiche alle passate riforme socialdemocratiche. Nell’ultimo congresso della Spd a cui ha partecipato il suo intervento ha rimarcato il legame della socialdemocrazia tedesca con il progetto di unificazione europea, obiettivo prioritario della Germania. Helmut Schmidt, insieme al suo antico rivale Kohl, non ha lesinato critiche per il mancato spirito europeo mostrato in alcuni momenti della crisi da Angela Merkel.

 

Ecco come la Spd ha ricordato uno dei suoi leader più importanti, nelle parole dell’attuale presidente Sigmar Gabriel, di cui propongo un breve estratto. ” Helmut Schmidt incorporava nel miglior modo possibile la tradizione internazionale della socialdemocrazia. Pensava come un anseatico cosmopolita, e agiva ben oltre i confini della Germania, in Europa e in relazione con la politica mondiale. Criticava il turbocapitalismo in tempi in cui esso veniva lodato. La sua convinzione era che è uno Stato non sarebbe stato equo se avesse affidato ai mercati il suo compito di assicurare democrazia, diritti civili e tramite questi la coesione sociale”. 

 

 

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