Il “Giornale” di martedì 17 novembre ha accusato Emergency, Gino e Cecilia Strada di utilizzare la morte di Valeria Soresin per a fini di propaganda. Una critica molto pesante, e parecchio inopportuna, se si considera la tragicità del momento. L’articolo, firmato da Nino Materi, rimarca come “Il Giornale” rispetti ” il lavoro di Gino Strada e e la sua Emergency, ma né Gino Strada (né tantomeno sua figlia Cecilia) possono arrogarsi il diritto di trasformare Valeria Solesin nella testimonial politica della sua organizzazione”. Secondo Materi Valeria Solesin è diventata un “simbolo che fa gola a tanti. Tra questi spiccano i vertici di Emergency…la forma scelta dalla “ditta” Strada risulta decisamente sopra le righe… Non ci riferiamo ovviamente al commendevole cordoglio mostrato verso la famiglia di Valeria Solesin…ma piuttosto ai risvolti ideologici di cui ieri risultavano grondanti le dichiarazioni di Strada padre e Strada figlia”. “Il Giornale” ha scelto un momento e un tema davvero inopportuno per criticare il pacifismo rappresentato da Emergency. Criticare l’impostazione ideologica alla base del lavoro umanitario svolto da quest’associazione è ovviamente legittimo, lo è molto meno farlo per un ricordo, in realtà misurato, di una loro volontaria uccisa da un atto barbaro come l’assalto al Bataclan. Ecco come Gino Strada ed Emergency hanno ricordato Valeria Solesin su Facebook.
Tra le vittime di Parigi c’è Valeria, che è stata per anni un’appassionata volontaria di EMERGENCY. Un abbraccio da tutti noi alla sua famiglia e ai suoi cari. Ciao Valeria, e grazie.
Ciao Valeria, grazie. Anche lei tra le vittime del terrorismo che ha sconvolto Parigi. Abbiamo avuto la fortuna di conoscerla e apprezzarla da volontaria di Emergency, prima a Venezia e poi a Trento. A lei un pensiero commosso e un abbraccio fraterno a tutti i suoi cari.
Difficile vedere in questo commento una strumentalizzazione. “Il Giornale” si riferisce a interviste in cui i vertici di Emergency esprimo il loro punto di vista sulle cause che hanno portato alla morte di Valeria Solesin. Inopportuno accusarli di sfruttamento, considerando il significato di questa parola e il contesto così doloroso in cui viene utilizzata.