Quando è troppo… la segreteria nazionale Pd non ha titolo per convocare e sconvocare le primarie dei milanesi

lunedì, 23 novembre 2015

Con quel che succede nel mondo, spiace doversi occupare della maldestra iniziativa sincronizzata fra i due vicesegretari nazionali del Pd, Lorenzo Guerini e Debora Serracchiani. I due hanno rilasciato la medesima intervista-fotocopia, l’uno a “La Stampa” e l’altra a “La Repubblica”, motivata essenzialmente dallo sconcerto vissuto al Nazareno per la ri-candidatura a sindaco di Napoli annunciata da un certo qual sostenitore di Renzi chiamato Antonio Bassolino. Personalmente reputo che Bassolino sia stato un grande sindaco di Napoli, oltre che un leader politico generoso e integerrimo, e anche per questo dubito sia raccomandabile a lui e alla città un revival.
Ma il guaio è che i due maldestri conducenti nazionali del Pd, nel tentativo di mettere una toppa a Napoli, o magari a Roma o in chissà quale altra località dove si è lasciato andare il partito allo sbando, non si accorgono di inciampare nelle regole più elementari della democrazia. In un inciso dell’intervista-fotocopia, come se nulla fosse, Guerini e Serracchiani annunciano che in una prossima non meglio precisata direzione nazionale del Pd verrà chiesto di unificare al 20 marzo 2016 le elezioni primarie per la scelta dei candidati sindaci. Ohibò, a che titolo? Con quale diritto? Sfugge forse ai vicesegretari che in una piccola e insignificante città di provincia, chiamata Milano, si terranno delle elezioni primarie non del Pd, ma di coalizione del centrosinistra unitario, aperte alle forze politiche e ai movimenti civici, sull’autonomo insieme delle quali essi non possono esercitare alcuna coercizione gerarchica. Proprio così: mi spiace, Guerini e Serracchiani, neanche se supportati da un’improvvida ratifica in direzione nazionale del Pd, semplicemente non possono convocare e sconvocare a piacimento le primarie dei milanesi.
Il percorso delle primarie, avviato unitariamente in primavera, ha già portato all’elaborazione di una Carta dei Valori e di un regolamento, con una data fissata, ridiscussa su richiesta del Pd milanese e poi nuovamente confermata: il 7 febbraio 2016. Data molto ragionevole per affrontare nei tempi dovuti -nè troppo presto, nè troppo tardi- la sfida politica con la destra per dare continuità alla buona politica della giunta Pisapia.
Di tutto abbiamo bisogno, tranne che di conducenti pasticcioni. Ne dubito, ma se tra le motivazioni non dette di questo irricevibile rinvio calato dall’alto vi fosse l’idea di agevolare la candidatura alle primarie di Beppe Sala, mi sembra evidente che l’effetto ottenuto è il contrario. O peggio, forse qualcuno a Roma è intenzionato a mandare gambe all’aria il “laboratorio milanese” di un centrosinistra che lavorando nell’interesse della città non si è lasciato impigliare nelle dispute fra renziani e antirenziani? Qualcuno vuole indurre la sinistra-sinistra milanese a rompere col Pd, come specularmente le viene suggerito da Roma?
Oggi pomeriggio torna a riunirsi il Comitato degli 11 (del quale faccio parte) che ha presentato la Carta dei Valori per rivendicare la sovranità dei cittadini e l’autonomia delle scelte sul futuro di Milano. Non siamo certo dei saggi, come scritto sui giornali, ma non saremo neanche delle belle statuine.

I commenti sono chiusi.

I commenti di questo blog sono sotto monitoraggio delle Autorità. Ti preghiamo di mantenere i toni della discussione entro i limiti di buona educazione e netiquette in essere come regole del blog. Inoltre usa con moderazione i seguenti comandi di formattazione testo.