Il fallito accordo Pd-Berlusconi sulla Consulta: bisogna abituarsi a riconoscere il M5S e a dialogarci

giovedì, 26 novembre 2015

Hanno davvero ragione i presidenti di Camera e Senato, Laura Boldrini e Pietro Grasso, a rimarcare la gravità della mancata elezione dei giudici della Corte costituzionale di nomina parlamentare. La Consulta è un organismo fondamentale della nostra architettura istituzionale, e la mancata sostituzione dei magistrati votati dal Parlamento ne compromette in modo serio la funzionalità da ormai troppo tempo. Il problematico stallo della Corte avrebbe dovuto interrogare i partiti sui motivi di questi continui fallimenti, e adottare l’unica strategia finora rivelatasi vincente. In questa legislatura è stata eletta alla Corte costituzionale solo la professoressa Silvana Sciarra, grazie a un accordo complessivo tra i 3 principali partiti, PD, M5S e Forza Italia. Invece il PD ha preferito rinsaldare la sua maggioranza e coinvolgere nella trattativa solo ciò che rimane del partito di Berlusconi, proponendo i nomi di Augusto Barbera, Francesco Paolo Sisto e Giovanni Pitruzzella. Una strategia fallita, come era facile prevedere, visto che nel voto segreto per Consulta e Csm lo “sfogo dei franchi tiratori” è da tempo tradizione. Una prassi parlamentare assai deprecabile, ma da tenere in considerazione. Al di là delle suggestioni sul patto del Nazareno, non coinvolgere il M5S, secondo gruppo parlamentare, per un organismo di garanzia fondamentale come la Corte costituzionale è un errore non solo di opportunità, ma anche di strategia. La Consulta è troppo importante per essere spartita all’interno di una maggioranza di governo così ristretta, formata da partiti che hanno preso poco più del 30% alle scorse elezioni. Il Movimento 5 Stelle, criticatao spesso su questo sito, si è ormai consolidato come uno dei principali partiti del nostro Paese, a differenza di Alfano e gruppi centristi vari, che spariranno probabilmente alla prossima legislatura cercando di riciclarsi in qualche modo. Confermare i nomi bocciati ieri dal voto segreto, in modo anche piuttosto netto – alla teorica maggioranza sono mancati più di 100 voti – sarebbe un errore che aumenterebbe le probabilità di un nuovo, grave fallimento, che la Corte costituzionale e le istituzioni non meritano.

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