Le prime pagine dei maggiori quotidiane di venerdì 18 dicembre 2015 sono dominate dalle accuse alla UE “tedesca” rivolte da Matteo Renzi prima dello svolgimento del Consiglio europeo di Bruxelles, ancora in corso. Il presidente del Consiglio ha deciso di accentuare a livello mediatico le critiche all’Unione Europea, preannunciando una svolta, il battere i pugni sul tavolo, che sembra quantomeno fragile. Matteo Renzi si è lamentato molto per la procedura di infrazione iniziata dalla Commissione UE per la mancata raccolta delle impronte digitali dei migranti rimproverata all’Italia. La sua rabbia però sembra più provocata dai freni posti alla legge di Stabilità – il taglio dell’Ires di 3 punti è stato cancellato visto che il disavanzo sarebbe aumentato troppo – e all’intervento per evitare il dissesto delle quattro banche. Il governo, sopratutto Padoan, ha cercato per mesi di convincere l’UE per realizzare una bad bank, ma la Commissione ha negato questa possibilità, visto che avrebbe infranto il divieto degli aiuti di Stato. Il nuovo corso più euroscettico di Matteo Renzi ha finora prodotto poco o nulla: è stato cambiato l’ambasciatore presso l’UE, considerato troppo “diplomatico”, ed è stato bloccato il rinnovo automatico delle sanzioni alla Russia, che verranno approvate dal Consiglio europeo. L’Italia è troppo isolata per cambiare qualcosa di rilevante all’interno dell’UE, dove domina l’asse franco-tedesco, la cui linea è tradizionalmente condivisa da tutti i Paesi dell’Europa settentrionale. L’Est Europa finora si è schierato sempre con la Germania, anche se sulla crisi dei migranti si è registrata una prima rottura, che verrà probabilmente amplificata dal nuovo corso nazionalista della Polonia. L’Italia però difficilmente potrà dialogare con questo fronte anti tedesco, visto che le sue priorità, più flessibilità e più solidarietà sui migranti, non sono condivise dai Paesi orientali. Un’eventuale alleanza col Regno Unito cambierebbe poco o nulla in questo senso. Difficile quindi comprendere a cosa punti la “svolta” di Renzi, se non a fronteggiare le critiche del vasto fronte euroscettico interno. La Lega Nord e il M5S fanno a gara a chi critica di più Bruxelles, e il presidente del Consiglio sembra essersi reso conto che un posizionamento eccessivamente europeista possa essere dannoso in termini di consenso.