Domenica 20 dicembre andrà il voto la Spagna, il quinto Paese dell’UE per popolazione e forza economica. Il Parlamento bicamerale spagnolo (Senato è largamente elettivo, ma solo il Congresso dei Deputati dà la fiducia al governo) verrà rinnovato in un clima di grande incertezza politica. Probabilmente per la prima volta nella storia del Paese dal ritorno della democrazia non sarà immediatamente chiaro chi potrà formare un governo. I sondaggi indicano infatti una situazione di quadripolarismo al posto del tradizionale bipartitismo che ha dominato la democrazia spagnola dagli anni ottanta. Alla tradizionale sfida tra i conservatori del PP e i socialisti del PSOE si sono aggiunti i due partiti promotori della cosiddetta “rigenerazione democratica”, i populisti moderati e liberali di Ciudadanos e il radicalismo progressista di Podemos. La legge elettorale spagnola, che a differenza di quanto si scriva su diversi giornali non c’entra praticamente nulla con l’Italicum, è un proporzionale con distribuzione dei seggi su base circoscrizionale che tende a premiare le grandi formazioni politiche. Visti i sondaggi, sembra che nessun partito possa avvicinarsi a quota 176, la maggioranza assoluta al Congresso dei Deputati. Il PP di Rajoy dovrebbe arrivare in testa, ma la sua conferma alla Moncloa è piuttosto incerta, vista l’indisponibilità di PSOE e Ciudadanos a governare con lui. Difficile anche una replica delle maggioranze progressiste che governano la maggior parte delle Comunità autonome, con governi socialisti appoggiati dall’esterno da movimenti vicini a Podemos. Per ulteriori informazioni linko diversi pezzi scritti per Giornalettismo. Su Ciudadanos, così come sulle ultime notizie sulle elezioni spagnole.