Gerusalemme e Damasco, la guerra del fanatismo contro la laicità è una sola

sabato, 26 dicembre 2015

Le celebrazioni religiose del Natale sono funestate a Gerusalemme e a Betlemme da continui episodi di violenza, in una tensione che non si attenua ma semmai s’inasprisce. A Damasco è guerra vera e propria, con i bombardamenti che investono più o meno a casaccio diversi quartieri della capitale siriana. I russi colpiscono i nemici di Assad, a prescindere dalla loro affiliazione o meno all’Isis. Così il campo sunnita si radicalizza cementandosi contro di loro, ma anche contro i curdi, gli iraniani e gli occidentali. Le differenze fra jihadisti e sauditi tendono a ridimensionarsi perchè il fanatismo impone a tutti la sua logica spietata. Lo vediamo bene nei due paesi confinanti, Siria e Israele.
I protagonisti di questi conflitti usano considerarli come distinti e separati, nonostante Gerusalemme e Damasco distino solo un paio d’ore in automobile. Qualcuno, soprattutto in Israele, giunge a considerare benefico per gli interessi dello Stato ebraico che gli arabi si stiano massacrando fra di loro, come se ciò attenuasse la minaccia nei confronti degli ebrei. Viceversa tra gli islamisti la lotta al sionismo è derubricata a passo successivo rispetto al regolamento di conti in corso con il presunto eretico di casa propria.
L’opinione pubblica israeliana in questi giorni è turbata dalla diffusione di un video in cui -durante un matrimonio- si vedono gli affiliati di una congregazione messianica danzare inneggiando alla morte di un bambino palestinese. La crudeltà rivendicata sul piano religioso, segno di un’involuzione ormai definitivamente compiuta. Ma nello stesso tempo l’opinione pubblica di destra sollecita il governo a mettere fuorilegge “Breaking the silence”, l’ong formata da ex militari israeliani che accompagnano in visita nei territori occupati chi vuol rendersi conto di persona dell’oppressione che lì si vive. La scusa è che “Breaking the silence” si finanzia all’estero diffamando il proprio paese.
Per quanto paradossale ciò possa sembrare, ieri tre passeggeri di un autobus di “Breaking the silence” sono rimasti feriti perchè presi a sassate da giovani palestinesi nei pressi di Hebron, mentre stavano compiendo la loro opera di denuncia dell’occupazione. Questo è il dramma di chi viene a trovarsi in mezzo e predica la ragionevolezza e la nonviolenza tra i fanatici.
Non è più vero che a Gerusalemme e a Damasco si combattono due guerre diverse. Ormai è chiaro che il fanatismo dilagante nell’uno e nell’altro campo religioso danno luogo a un unico conflitto contro le ragioni della laicità e della convivenza.

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