Il primo gennaio 2016 cambieranno i requisiti per la pensione delle donne italiane. Per le dipendenti del settore privato l’età di uscita per vecchiaia passerà dai 63 anni e 9 mesi del 2015 a 65 anni e 7 mesi (che comprende l’innalzamento di 4 mesi dell’aspettativa di vita previsto per tutti), mentre le autonome accederanno alla quiescenza lavorativa solo dopo aver compito 66 anni e un mese. La legge di stabilità, che ha fatto alcuni interventi minimi per ritoccare le rigidità della Fornero, prevede la possibilità per le donne che compiono entro il 2015 57 anni e 3 mesi di età (58 le autonome) e 35 di contributi di uscire dal lavoro anche l’anno prossimo una volta atteso il periodo previsto dalla finestra mobile (un anno per le lavoratrici dipendenti, un anno e mezzo per le autonome). Le donne nate nel 1953 saranno le più penalizzate, perchè potranno accedere alla pensione solo nel 2020: nel 2019 scatterà un ulteriore allungamento di 4 mesi per le aspettative di vita. L’aumento dell’aspettativa di vita definito a partire dal 2016 è di 4 mesi e quindi dall’anno prossimo gli uomini andranno in pensione di vecchiaia a 66 anni e sette mesi (66 anni e 3 mesi fino a fine 2015), mentre per la pensione anticipata saranno necessari 42 anni e 10 mesi di contributi (compreso l’incremento di 4 mesi della speranza di vita rispetto al 2015). Per le donne sarà possibile andare in pensione prima dell’età di vecchiaia solo in presenza di 41 anni e 10 mesi di contributi.