Majorino-Sala stranamente uniti nella demagogia contro i “salotti di sinistra”

domenica, 3 gennaio 2016

Non mi è per niente piaciuto il gioco di parole “Nè con Sala, nè coi salotti” adoperato da Pierfrancesco Majorino per etichettare i 130 firmatari di un documento a sostegno di Francesca Balzani. Guarda caso, il più lesto a dar ragione a Majorino è stato proprio Beppe Sala, intervistato da Maria Latella su Sky: anche lui ha ribadito -quasi si trattasse di un gioco di squadra- che sì, in effetti, l’attuale vicesindaca di Milano sarebbe la candidata di una sinistra salottiera.
Naturalmente, sia Majorino sia Sala rivendicano invece di appartenere a una sinistra popolare, anti-élitaria. E altrettanto naturalmente, se i firmatari dell’appello pro-Balzani si fossero espressi in favore di Majorino o di Sala, avrebbero meritato un trattamento diverso: non più salottieri, bensì valorosi esponenti della società civile e del mondo delle professioni.
Insieme al consueto meccanismo denigratorio, centellinato con maliziosa leggiadria, mi colpisce l’incomprensione della complessità della struttura sociale milanese rivelata da due personalità che pure si candidano a guidare l’amministrazione cittadina. Il tessuto democratico di Milano sfugge da sempre alla contrapposizione demagogica fra un indistinto “popolo” e i “salotti” (non a caso da sempre bersagli privilegiati della propaganda di destra). Oltre che inutilmente sgradevole, è autolesionista liquidare come “salottieri” i 130 firmatari di un documento politico. Si tratta in fondo della stessa incomprensione che cinque anni or sono portò Majorino a giudicare troppo “di sinistra” -o troppo “salottiera”?- la candidatura di Pisapia, cui si oppose con la medesima veemenza esibita oggi. Quanto a Sala, forse nei salotti trasversali da lui frequentati sinora si parlava più di affari che di impegno civico, ma mi auguro che sappia adeguarsi.
Confermo la mia stima a Majorino e Sala, confidando che entrambi sapranno elevare il livello della loro propaganda.

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