Pur di respingere i profughi l’Europa è pronta a amputarsi la Grecia. E poi, cos’altro ci tagliamo?

martedì, 26 gennaio 2016

La vergogna è tanta nel dover raccontare come l’Unione Europea affronta il dramma storico delle sue frontiere meridionali. Lungi dall’intraprendere un’azione efficace in risposta alle guerre del Vicino Oriente, cioè alla causa principale dell’esodo dei profughi, l’Ue si pone solo il problema di contenerli e respingerli. E quindi maramaldeggia sulla Grecia (e in misura minore sull’Italia) accusando Atene di cattiva volontà di fronte a un’ondata che nel 2015 ha superato 800 mila transitanti dalla Turchia. La minaccia di tagliare fuori la Grecia dagli accordi di libera circolazione, a meno che il suo governo non blindi la frontiera con la Macedonia, tenendosi in casa tutte quelle centinaia di migliaia di disperati in cammino verso Nord, è una duplice viltà. Scarica sul più debole un problema che è di tutti. E giunge a ipotizzare un’amputazione dell’Europa stessa, il taglio della Grecia, come se fosse un arto incancrenito di cui si rende necessario il sacrificio. Un’Europa che scarica sui paesi rivieraschi una responsabilità insopportabile rivela così di essere già smembrata. Dopo l’amputazione della Grecia, quale sarebbe la prossima nazione da tagliare fuori? Ricorderemo il vertice dei ministri degli Interni riuniti a Amsterdam come uno dei punti più bassi della storia comunitaria. Speriamo che le pulsioni masochistiche vengano, loro sì, isolate e respinte.

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