Sondaggio Corriere: al referendum sulle riforme costituzionali sì in vantaggio, per ora vince l’astensione

sabato, 30 gennaio 2016

Sul “Corriere della Sera” di sabato 30 dicembre Nando Pagnoncelli illustra un nuovo sondaggio Ipsos sulle riforme costituzionali. Nell’indagine sono rilevati il relativo basso interesse per la consultazione così come si una una forte propensione verso l’astensione: il 54% degli intervistati non intende partecipare, contando anche gli indecisi. Un dato con un valore politico, ma non rilevante per l’esito delle riforme, vista la mancanza del quorum al referendum sulle modifiche costituzionali ex articolo 138. Tra i votanti certi prevalgono piuttosto nettamente i sì, con il 57%, contro il 43% dei contrari. Un margine di vantaggio piuttosto ampio, che però si è più che dimezzato in poche settimane. A inizio gennaio i sì erano in vantaggio di 32 punti sui no, ora invece sono 14. Il 51% degli italiani si attende il successo dei sì, contro il 25% che prevede che vincano i no. Un dato che riflette l’orientamento dell’elettorato verso l’approvazione delle riforme costituzionali.

Il margine di errore campionario è particolarmente elevato, ma osservando l’orientamento di voto suddiviso per elettori dei vari partiti si nota come nel PD prevalgano, seppur di poco, gli astenuti, con i sì nettamente in vantaggio sui no. Simili percentuali si ritrovano nei partiti centristi di governo, mentre tra chi vota forze contrarie alla riforma, come FI, Lega e M5S, prevale in modo netto l’astensione. In Forza Italia i sì sono molti, 40% contro il 60% dei contrari al netto di indecisi e astenuti, mentre anche i favorevoli alle riforme in Lega e M5S sono leggermente di più dei no tra gli elettori del PD. Sono dati da valutare però con grande cautela visto l’elevato margine di errore in campioni così piccoli. La “fotografia” scattata da Ipsos, per usare un termine che piace molto al bravo Pagnoncelli, rileva come l’elettorato dei partiti contrari alla riforma, in particolare Lega e M5S, sia al momento propenso all’astensione. Se invece ci sarà una mobilitazione di questi votanti simile a quella del fronte per il sì, un’ipotesi realistica in caso di elevata politicizzazione del referendum, l’esito di questa consultazione potrebbe diventare più incerto. Il referendum si svolgerà prevedibilmente a ottobre, e in 9 mesi molte cose potrebbe cambiare. Al momento anche il sondaggio di Ipsos, il più negativo per la riforma costituzionale, conferma come la riforma del Senato, l’abolizione del bicameralismo perfetto e le modifiche al Titolo V interessino relativamente poco, e siano prevalentemente condivise. Solo in caso di marcata mobilitazione la somma delle opposizioni, che vale più del 60% contro il 35% circa dell’area di governo, renderebbe possibile una nuova sconfitta delle riforme costituzionali, come successo al referendum del 2006. 

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