La bufala del Giornale sul “Frecciarossa che si ferma per la Boschi”

martedì, 2 febbraio 2016

Visto che non si poteva titolare con i caucus dell’Iowa, i cui risultati definitivi sono arrivati alle prime luci dell’alba, il “Giornale” ha deciso di cavalcare una nuova campagna contro il Governo Renzi. Niente di strano, visto l’orientamento delle testata di Alessandro Sallusti. L’aspetto particolare dell’apertura del “Giornale” di martedì 2 febbraio 2016 è la sostanziale bufala che è stata raccontata.

Il titolo della prima pagina è il seguente: “Un Frecciarossa per la Boschi inguaia i pendolari italiani”. Nelle pagine interne il titolo viene ricondotto alla realtà, in maniera insufficiente, con “Il Frecciarossa per la Boschi fa infuriare i pendolari”. Sarebbero quelli di Firenze, e delle stazioni intermedie della linea ad Alta Velocità tra Firenze e Milano, come Reggio nell’Emilia. Dallo scorso dicembre un Frecciarossa parte dalla stazione di Arezzo(che non è sulla linea ad AV) invece che da quella del capoluogo toscano. Come racconta il “Giornale”, lo spostamento della partenza causerebbe continui ritardi, e disagi avvertiti in particolare dai pendolari di Reggio nell’Emilia. Dove sta la bufala? Ovviamente nell’aver trasformato un eventuale caso di inefficienza, da verificare, del sistema dei trasporti in uno smaccato caso di clientelismo politico. Maria Elena Boschi è di Montevarchi, cittadina vicina ad Arezzo, e avrebbe ottenuto grazie al suo potere lo spostamento della partenza del Frecciarossa da Firenze al capoluogo della sua provincia. Prove per parlare di “treno della Boschi” non ce ne sono, come ammette lo stesso giornalista, Andrea Zambrano. ” Non c’è alcuna prova che il ministro abbia voluto la fermata nella sua città, ma tanti indizi”. Ecco, appunto. Nessuna prova. Gli indizi invece non paiono molto solidi. L’unico fornito è la mancata concessione di una fermata dell’AV a Parma. L’altro indizio, diciamo così, sarebbe l’assenza di pendolari tra Arezzo e Milano. Visti i quasi 400 km che separano le due città, non proprio uno scoop o una scoperta sensazionale. Rimane il fatto che alcuni pendolari lo chiamino “il treno della Boschi” nelle loro proteste, ma nessuno accusa seriamente il Governo della pioggia: è solo un lamento da bar. Un articolo dello stesso Zambrano su una testata di Reggio riporta la spiegazione dell’assessore ai Trasporti della Toscana in merito alla nuova fermata aretina dell’AV. ” A parlare e a escludere ogni tipo di responsabilità è l’assessore ai Trasporti della Regione Vincenzo Ceccarelli che a Prima Pagina dice di non sapere nulla di questa protesta, ma promette di interessarsi. Lui che non più tardi di un mese e mezzo fa aveva trionfalmente annunciato ai giornali toscani la sosta aretina del treno veloce. E a chi gli fa notare il sospetto che ci sia lo zampino del ministro Boschi, rispedisce al mittente il sospetto: «Ormai alla Boschi si dà la colpa di tutto, suvvia. Quel treno è stato richiesto perchè c’è una reale esigenza di mercato perchè la nostra zona è tagliata fuori dal circuito dell’alta velocità”. Sul disservizio lamentato dai pendolari emiliani c’è anche una interrogazione dei consiglieri regionali dei 5 Stelle. Nel testo lanciano un sospetto sul fatto che il treno parta da Arezzo per “colpa” della Boschi, con la stessa credibilità di quando Di Maio definiva Banca Etruria come la banca del ministro delle Riforme. In realtà da molti anni la città di Arezzo e la Toscana chiedono questo collegamento ferroviario ad alta velocità per la zona meridionale della regione, e il sì al progetto è arrivato prima che la Boschi divenisse ministro. La partenza da Arezzo del Frecciarossa è stata molto apprezzata anche dal nuovo sindaco della città, esponente del centrodestra, che alle scorse amministrative ha battuto il candidato del PD in una delle maggiori sorprese dei ballottaggi comunali 2015.

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