Solidarietà alla Meloni, ma quanto vanno prese sul serio le volgarità che deturpano il web?

martedì, 2 febbraio 2016

Ciascuno di noi ha avuto la (s)ventura di dover utilizzare i gabinetti pubblici delle grandi stazioni ferroviarie, prima che diventassero a pagamento. Le prime volte leggevate, con disagio o magari con goliardica curiosità, le frasi volgari scritte col pennarello che ne affrescavano le pareti, magari corredate da qualche numero di telefono divulgato per fare uno scherzo. Poi subentrava il fastidio di sostare in luoghi già sporchi e per di più insozzati pure da quel vaniloquio aggressivo, sessuofobico, umiliante per chiunque lo legga.
Ecco. Da quando internet ha consentito il recapito anonimo di insulti e volgarità sotto forma di commenti, personalmente ho deciso di considerarli alla stregua di quelle scritte nei gabinetti pubblici. Dispiacendomi solo per il fatto che deturpino sedi di un libero confronto delle idee che troverei sbagliato censurare.
Un po’ per mancanza di tempo, un po’ per scelta meditata, ho deciso di lasciar lì (tranne casi eccezionali) quelle manifestazioni di inciviltà, segnalatrici della frustrazione e della solitudine di chi prova un piacere effimero nell’inventarsele. Alcuni esponenti della comunità ebraica mi hanno criticato perchè non denuncio tante frasi e addirittura minacce antisemite che mi vengono indirizzate. So che qualcuno, al posto mio, lo avrebbe fatto e magari avrebbe chiesto anche la scorta. Allo stesso modo ho deciso di ignorare la diffusione di contumelie che pure, me ne rendo ben conto, offendono la maggioranza civile dei frequentatori del blog.
Oggi tocca a una donna che ha annunciato pubblicamente la sua prossima maternità, Giorgia Meloni, subire attacchi misogini che talora assumono la forma di vera e propria aggressione verbale. Più le donne si espongono e più diventano oggetto di minacce che alludono direttamente ad abusi fisici, come più volte denunciato dalla presidente della Camera, Laura Boldrini, non a caso oggetto di uno speciale accanimento maschilista.
Forse sbaglierò, e ha ragione chi mi accusa di rassegnazione. Ma temo che perseguire sul piano dell’azione giudiziaria tali brutture, sia velleitario. Dunque anche oggi esprimo solidarietà a Giorgia Meloni -che sta misurando sulla sua pelle i danni provocati dalla battaglia culturale lanciata dalla destra contro il linguaggio “politicamente corretto”- raccomandando al tempo stesso di non prendere troppo sul serio le oscenità riversatesi su di lei. Sono il prodotto secondario di una società retrograda che patisce ancora della libertà e della dignità delle donne. Ma restano solo scritte col pennarello sulle pareti dei gabinetti pubblici. L’importante è uscirne puliti.

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