L’UE peggiora le stime di crescita e deficit per l’Italia

giovedì, 4 febbraio 2016

La Commissione europea ha diffuso questa mattina le nuove previsioni macroeconomiche su cui baserà il suo esame dei bilanci pubblici dei 28 Paesi Membri. “La Stampa” e “Il Sole 24 Ore” di giovedì 4 febbraio 2016 pubblicani in anteprima i dati relativi all’Italia. Nel 2016 il Pil crescerà meno del previsto, 1,4% invece che l’1,5%, e il disavanzo annuale crescerà di circa 3 miliardi, dal 2,3% al 2,5%. Queste stime, peggiori rispetto alle previsioni con cui è stata impostata la legge di Stabilità per il 2016, forniranno la base per l’esame della manovra di bilancio del Governo Renzi, “rimandata” a primavera per quanto riguarda le possibili infrazioni alle regole comunitarie, insieme a quelle di numerosi altri Paesi UE. Le nuove stime rischiano di aumentare lo scontro tra Roma e Bruxelles, in corso ormai da diverse settimane, in merito alla flessibilità sui bilanci così come alla gestione della crisi dei migranti. Rispettando l’Obiettivo di medio-termine l’Italia avrebbe dovuto ridurre all’1,4% il disavanzo nel 2015, che invece si concluderà sicuramente sopra il 2%. Visto che la Commissione stima un’interruzione del percorso di riduzione del disavanzo per l’anno in corso, in una situazione di crescita e non di recessione, potrebbe essere richiesta una manovra di correzione oppure avviata una procedura di infrazione. Il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan ha già chiarito che il Governo non farà alcuna manovra di correzione nel caso fosse richiesta, ribadendo come l’Italia abbia diritto alla flessibilità richiesta. Sullo sfondo c’è poi il problema della legge di Stabilità 2017: da quando sono stati cambiate le regole di bilancio i Governi italiani hanno accumulato clausole di salvaguardia per garantire procrastinandolo il percorso di riduzione del disavanzo. L’esecutivo di Renzi le significativamente aumentate, e se la Commissione ne chiedesse il  rispetto come da regole europee la prossima legge di Stabilità dovrebbe tagliare o aumentare tasse per almeno venti miliardi di euro, come spiega Zatterin su “La Stampa”. “Meno crescita vuol dire frazione più penalizzante per il deficit calcolato in funzione del Pil. Il che complica il quadro per il 2017, quando l’Italia dovrebbe scendere col disavanzo all’1,1%, che permetterebbe di evitare il doppio aumento dell’Iva accettato come clausola di salvaguardia, una vera iattura con i consumi interni già così bassi. È una bolletta da 20-25 miliardi che Padoan cerca di rinegoziare con la Commissione in un clima non certo favorevole. Molte capitali sono stufe degli sconti all’Italia. La quale protesta, per ricordare le parole del commissario Moscovici, pur essendo quella che ha usufruito di più della flessibilità. Cosa che i numeri confermano”.

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