Non occorre escogitare l’ennesima teoria del complotto o fare allusioni saputelle a chissà quale Bildenberg per constatare che molti investitori internazionali hanno scommesso sul crollo dei mercati azionari in corso. Per restare ai meeting tutt’altro che clandestini dell’establishment mondiale, risulta che di recente a Davos i finanzieri presenti convergessero su una previsione: “E’ inevitabile che la Borsa vada giù di un altro 30%”. In una spirale che somma le difficoltà dell’economia cinese alle performance deludenti di alcune grandi banche europee, creando le condizioni di un’altra tempesta perfetta. La sequenza temporale, semmai, dovrebbe farci riflettere: questa tempesta è molto più ravvicinata a quella che l’aveva preceduta, rispetto al passato. Segno che l’economia finanziaria che avvolge l’economia reale del pianeta è davvero troppa, ovvero è destinata a bruciarsi in misura assai più consistente di quanto non sia già avvenuto dal 2007-8.
Le conseguenze sulla vita della gente, soprattutto nei paesi indebitati? Lo sappiamo benissimo: un aumento della povertà.