Tito Boeri, il nuovo babau del Foglio ultrarenziano

venerdì, 12 febbraio 2016

I continui crolli in Borsa – l’indice di Milano ha perso circa un quarto del suo valore da inizio 2016 -, le difficoltà delle banche italiane e il ritorno della tensione sul debito sovrano dell’eurozona, al momento comunque limitata, fanno tornare alla mente ciò che è successo nel 2011, quando il governo Berlusconi è collassato ed è stato sostituito da un esecutivo di tecnici guidato da Mario Monti. Il “Foglio” di venerdì 12 febbraio 2016 dedica un’ampia analisi di retroscena, firmata dal direttore Claudio Cerasa, sui movimenti che mirano a sfruttare questa situazione di incertezza per sostituire il governo Renzi. L’articolo si intitola “Chi vuole mandare in pensione Renzi”, giocando sull’attuale incarico del possibile successore dell’attuale presidente del Consiglio, Tito Boeri. Il presidente dell’Inps sarebbe il nome caldeggiato dagli ex presidenti del Consiglio di centrosinistra, come Romano Prodi, Massimo D’Alema ed Enrico Letta, e da un pezzo di establishment che si riconosce nelle posizioni più critiche assunte da “Corriere della Sera” e “La Repubblica” , che ritiene necessario preparare un’alternativa all’attuale governo per evitare una nuova recessione per l’Italia. Cerasa definisce questo club “un po’ sghangherato”, criticando la strategia come “goffa e sconclusionata”, che sarebbe confermata da diversi interrogativi posti dagli ambasciatori ai ministri e ai parlamentari più vicini a Renzi. Secondo il direttore del “Foglio” anche Tito Boeri crede alla possibilità di arrivare a Palazzo Chigi. ” Tecnico di lusso con il profilo da perfetto politico, che da mesi prova ad accreditarsi, anche con il Quirinale, come il sostituto naturale di Matteo Renzi in caso di improvviso collasso di questo governo”. Cerasa ricorda il diverso profilo assunto dall’Inps sotto la guida di Tito Boeri, e rimarca comunque come questo “piano” non sia reputato come credibile dai suoi stessi sponsor come gli ex premier di centrosinistra perchè mancherebbe la sponda di Mario Draghi.Oltre al Bilderberg e la Trilateral, non citate nel pezzo di Cerasa, scritto con un sorriso di stima, ovviamente.  Per chi ha una visione  un po’ più aderente alla realtà rispetto alla visione leggermente deformata dei palazzi romani che seduce le migliori menti della nostra generazione, lo scoppio di una secondo recessione, per certi versi ancora più grave della prima di quella del 2008, aveva provocato la caduta del governo Berlusconi. Il leader di Forza Italia aveva rifiutato a lungo di adottare misure di riduzione del disavanzo per rassicurare i mercati, sempre più inquieti sulla capacità di ripagare il debito dell’Italia nonostante gli acquisti da oltre 100 miliardi della Bce via Smp. Se Renzi dovesse incontrare simili difficoltà, un simile scenario politico si potrebbe anche riproporre, ma non certo per le “fantasie sull’establishment”, quanto per l’eventuale incapacità di risolvere la lunga crisi italiana. Al “Foglio” va il merito di aver ipotizzato un nome certo credibile come quello di Tito Boeri, visto che negli ultimi due decenni i governi tecnici hanno caratterizzato la storia del nostro Paese nei suoi momenti di maggior difficoltà. 

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