Roberta D’Alessandro e la verità scomoda dei ricercatori italiani “mollati” dal loro paese che poi si vanta di loro

lunedì, 15 febbraio 2016

Roberta D’Alessandro è una ricercatrice italiana che da diverso tempo lavora nei Paesi Bassi. D’Alessandro è uno dei 17 ricercatori italiani che hanno ottenuto un finanziamento dell’European Research Council per il loro lavoro. Un dato che ha fatto esultare il ministro Giannini, ma che ha suscitato la reazione di Roberta D’Alessandro, che su Facebook ha commentato con parole molto chiare la sua perplessità su quanto dichiarato dall’esponente ora del PD.

Il post su Facebook di Roberta D’Alessandro è diventato virale in pochissimo tempo, e la linguista spiega su “La Repubblica” di lunedì 15 febbraio 2016 l’obiettivo del suo post. “Solo una piccola precisazione, (per) sottolineare che i fondi europei vinti da quelli come me non sono per la “ricerca italiana”, ma “per la ricerca fatta da italiani”. E’ molto diverso. Noi siamo di nazionalità italiana, ma molti di noi i fondi che l’Europa ci assegna per fare ricerca non li spendiamo in Italia”. Roberta D’Alessandro rimarca come anche gli altri due ricercatori citati nel suo post siano italiani nella sua situazione, ora attivi all’estero vista l’impossibilità di lavorare in Italia. La linguista, ora docente di ruolo nell’università olandese a soli 33 anni, spiega nel colloquio con la “Repubblica” come abbia provato a ritornare in Italia, ma di non esserci riuscita anche per esser stata preferita a colleghi meno preparati di lei. “Solo che in Italia ricevevo i complimenti della commissione. Cioè in molti casi era chiaro, ed era messo a verbale, che ero più qualificata di chi avevo vinto”. In alcuni casi la ricerca fatta all’estero non le è stata accreditata, e anche  per questo motivo è sbottata contro le dichiarazioni del ministro Giannini. ” Ma come: l’attività svolta all’estero non valeva allora per farmi vincere, e vale adesso per appropriarsi dei miei meriti?” La linguista si dichiara anche disponibile a rientrare in Italia insieme al marito olandese, anch’egli linguista che collabora con gruppi di ricerca del nostro Paese, e spiega di essersi sentita “cornuta e mazziata; sono stata costretta a star fuori dall’Italia, e poi vengo contata come italiana?!

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