Festeggiare il Natale a scuola: la vera storia di Rozzano e della destra che difende il presepe

venerdì, 19 febbraio 2016

Mercoledì 17 febbraio 2016 ho partecipato all’incontro su “La politica e il sacro” promosso dalla Consulta Milanese per la Laicità delle Istituzioni. Ho avuto così modo di ascoltare l’intervento del professor Sergio Cappellini, docente di storia e filosofia al liceo Calvino di Rozzano, sull’incredibile vicenda che portò alle dimissioni del preside Marco Parma. Gli ho chiesto di inviarmelo, e a tutti voi ne raccomando caldamente la lettura. Davvero istruttiva.

Lo scorso mese di novembre tutta Italia ha scoperto che nell’hinterland di Milano esiste un grosso centro che si chiama Rozzano. Era già capitato in passato che il comune dove abito occupasse qualche colonna di giornale, o per una tumultuosa assemblea del CdA di Telecom Italia, riunita sotto la fotogenica torre a dischi arancioni, o, più frequentemente, per qualche efferato episodio di cronaca nera, vista la concentrazione di affiliati alla ‘ndrangheta o comunque di appartenenti alla malavita organizzata ospitati all’interno dell’immenso quartiere ALER, dove risiede circa il 50% della popolazione cittadina.
Ma questa volta il clamore è stato maggiore, sia per intensità che per durata. A trasferirlo da una dimensione locale a quella nazionale ha provveduto la pagina stampata di un quotidiano, “Il Giorno”, a cui è seguita la reazione a catena sui Social Network. Tuttavia è stata la politica a fungere da moltiplicatore mediatico, catapultando un minuscolo episodio di vita scolastica periferica tra i titoli dei TG della sera e al centro della polemica tra esponenti di vertice dei partiti.
Il boccone era avvelenato ma saporitissimo perché capace di suscitare pulsioni irrazionali, orgoglio identitario, sentimenti razzisti: una miscela disgustosa ma di sicura presa pubblicitaria, in grado di offrire un palcoscenico di grande effetto a chi volesse approfittarne per cucinarla a favore di telecamere e di giornalisti al seguito. Se poi a farne le spese fossero i bambini di una scuola primaria o un dirigente scolastico di comprovata capacità e correttezza, poco importa: il tritacarne mediatico non può andare per il sottile quando si presentano certe occasioni!
Vediamo i fatti.
Marco Parma, preside dal 2000 dell’Istituto Superiore “Italo Calvino” di Rozzano e Opera e dal 2014 incaricato della “reggenza” dell’Istituto Comprensivo Statale di via dei Garofani a Rozzano, nega il permesso a due mamme di entrare a scuola durante la pausa mensa per insegnare ai bambini canti religiosi natalizi. Tutto finirebbe lì, se qualche genitore particolarmente zelante e imparentato col sindaco non decidesse di raccogliere firme per una petizione contro il dirigente scolastico, presentandola ad un compiacente giornalista del “Giorno” che, senza alcuna verifica, strilla la notizia con un titolo ad effetto: “Rozzano, il preside cancella la festa di Natale. E la scuola rimuove anche i crocefissi”. La miccia è accesa e la bomba non tarda ad esplodere.
Si mobilitano partiti di centro-destra e di centro-sinistra a livello locale, regionale, nazionale; si scatenano capi e gregari che indossano l’armatura dei crociati a difesa della civiltà cristiano-occidentale. Salotti televisivi, studi radiofonici, giornali di carta e di files, blogs e social media rigurgitano di dichiarazioni, anatemi, sentenze, boiate di ogni genere. Segretari di partito, assessori regionali, parlamentari, sottosegretari, alti funzionari, ex ministri, su su fino al Presidente del Consiglio ci hanno deliziato per giorni e giorni con sapienti e insipienti considerazioni antropologiche, storiche, sociologiche. Alcuni tra loro, come se si trattasse dell’«Isola dei famosi», si presentano davanti ai cancelli della scuola armati di presepe o intonando un patetico “Tu scendi dalle stelle”.
Peccato che la presunta festa di Natale cancellata non sia mai esistita; esiste invece una delibera del Consiglio d’Istituto che, in accordo col Collegio dei docenti, diede a suo tempo il proprio assenso ad una “Festa d’inverno” con concerto dei bambini in un teatro cittadino per il 17 gennaio; iniziativa naturalmente sostenuta dal dirigente scolastico, e poi svolta regolarmente. Altrettanto dicasi per quanto riguarda la presunta rimozione dei crocefissi, mai avvenuta per un semplice motivo: i crocefissi nelle aule, almeno da quando il preside Parma ha preso servizio, non ci sono mai stati!
Di fronte al putiferio mediatico e al fuoco concentrico ad alzo zero contro la sua persona, il prof. Parma risponde con una breve circolare dal tono pacato ma fermo con la quale richiama i fatti e sollecita la Direzione Scolastica Regionale a valutare “l’opportunità di attribuire ad altro collega la reggenza dell’istituto”. Il ministero, coinvolto e sollecitato, interviene inviando i suoi ispettori, i quali non possono che constatare l’assoluta regolarità delle decisioni adottate dagli organi collegiali competenti e la correttezza dei comportamenti del dirigente scolastico; la ministra dell’istruzione Giannini in persona dichiara di avere “accuratamente appurato che questo preside non ha minimamente interferito con le decisioni che la scuola aveva assunto circa le feste di Natale”. Marco Parma viene quindi invitato a mantenere l’incarico a suo tempo assegnatogli alla guida dell’istituto comprensivo.
Tanto rumore per nulla, dunque. Già, ma una parola di scuse non si è sentita da parte di nessuno tra coloro, giornalisti e politici, che hanno dato vita alla sarabanda mediatica a spese di un uomo di scuola serio e scrupoloso, che ha opposto argomentazioni e dignità a un turbine di aggressioni violente e scomposte.
Dell’intera vicenda, ormai archiviata, rimangono comunque in sospeso due interrogativi.
Il primo: cosa c’è all’origine del “caso Rozzano”? La risposta va cercata in quel sottobosco politico locale che non può tollerare che una persona onesta e indipendente possa esercitare la sua funzione senza doverne rendere conto ai notabili del luogo o addirittura assecondandone le pressioni in una logica di gestione del consenso elettorale. In questa prospettiva i temi religiosi appaiono del tutto pretestuosi, ma come si sa sono anche facilmente manipolabili per sfruttare reazioni emotive di un’opinione pubblica disinformata. Va anche detto però che a sostegno dell’operato del preside Parma si sono pronunciati moltissimi genitori e docenti delle scuole da lui dirette, così come gli sono giunti innumerevoli attestati di stima e solidarietà da ogni dove.
Il secondo interrogativo, invece, concerne la questione di merito: che spazio devono avere la celebrazione di ricorrenze religiose o la presenza di simboli religiosi all’interno della scuola pubblica? A me sembra che a questo proposito il punto di vista espresso da Paolo Flores d’Arcais, direttore di Micromega, sia condivisibile: “la scuola è laica perché è pubblica, cioè di tutti, non di tutte le religioni ma di nessuna religione”. E vorrei anche ricordare che oltre ai seguaci delle varie confessioni religiose esistono gli atei, che talvolta, forse, potrebbero insegnare il valore del rispetto e del dialogo a chi, brandendo il presepe come una mazza, si erge a difensore della civiltà e della pratica dell’amore.

Sergio Cappellini

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