La sconfitta del movimento per i diritti civili è sotto gli occhi di tutti, così come l’irrilevanza di un appello che pure raccoglieva in difesa della legge Cirinnà buona parte della cultura pop italiana. I senatori del Pd non se la sono sentita di sfidare Renzi e la sua realpolitik, verificando in aula la posizione sulla stepchild adoption che il partito aveva fatta propria.
Ricordo bene, due anni fa, alla nascita del governo Renzi, la solenne promessa enunciata davanti all’Assemblea nazionale del Pd: subito la riforma dello Ius soli temperato per i figli degli immigrati nati o residenti in Italia; e subito le unioni civili con parità di trattamento alle coppie omosessuali.
Sul terreno dei diritti civili Renzi è venuto meno agli impegni che si era assunto. Peggio, li ha vissuti come un intralcio da aggirare nel corso della sua virata centrista.
Sono convinto che, purtroppo, il venir meno agli impegni presi sui diritti civili provocherà un forte distacco di elettori delusi dal Pd. La verità è che sui diritti dei gay e degli immigrati, Renzi non ci ha neanche provato. Mai lo avevamo visto così remissivo (basti pensare alla vergognosa conservazione del reato di clandestinità per non turbare l’opinione pubblica di destra). Ma se si illude di trarne consenso, sta commettendo un errore grave, forse fatale.