L’intervista democristiana di Virginia Raggi ad “Avvenire”

sabato, 19 marzo 2016

Fedele alla linea, di Grillo/Casaleggio Associati ma anche prossima a quella della Chiesa cattolica. Virginia Raggi ha sfoderato un’arte democristiana 2.0 à la Luigi Di Maio in una interessante intervista ad Avvenire, il quotidiano della Conferenza episcopale italiana. Nel colloquio con il giornale la candidata del M5S parla prevalentemente di temi etici, e smussa il minimo i contrasti con le direttive delle gerarchie ecclesiastiche, consapevole del significato politico di un sindaco a Roma. Virginia Raggi utilizza toni durissimi contro la maternità surrogata, utilizzando toni drammatici e tendenti al falso, osteggiando che si “lucri sulla pelle di donne in gravi difficoltà economiche, a cui viene strappato un figlio appena nato per 20mila o 30mila euro”, con sottolineatura del suo essere madre e cattolica. Sulle adozioni gay la Raggi sceglie di non scegliere, affidandosi a un davvero ipotetico referendum che non si sa come potrebbe essere convocato visto il carattere abrogativo di questo strumento di iniziativa popolare del nostro ordinamento. “Il tema delle adozioni va discusso in modo serio e approfondito. È un tema delicato e mi limito a dire che la scelta dovrebbe avvenire sentendo il parere di cittadini ed esperti. Lo strumento più adatto credo sia quello del referendum, preceduto da un ampio dibattito pubblico”. Sulla stepchild adoption la candidata sindaco del Movimento 5 Stella Roma si dichiara concorde con la libertà di scelta garantita ai senatori M5S. Consapevole degli eccessivi rischi di scoprirsi sul fronte dei diritti civili, Virginia Raggi si dichiara comunque contraria a cancellare il registro delle unioni civili istituito dal sindaco Ignazio Marino. “Non vedo perché bisognerebbe cancellarlo. Sono cattolica, mi sono sposata in Chiesa, ma non ci trovo nulla di strano nel regolare convivenze stabili. Dal punto di vista giuridicoamministrativo non credo debbano esserci differenze con le famiglie tradizionali”. Il cerchiobottismo dell’esponente M5S è davvero notevole, e telecomandato come da scuola Casaleggio sulle preferenze, a volte più percepite che reali, dell’opinione pubblica. Contrarietà ferma alla maternità surrogata, estrema cautela sulle adozioni, sostegno ai diritti minimi delle coppie gay o non sposate, come per “le agevolazioni nell’acquisto della tessera dell’autobus o per andare a trovare in ospedale il partner malato”. Un elevato tasso di democristianità e di incoerenza ideologica che da una parte stupisce vista la radicalità del M5S, dall’altro affascina per la consapevolezza del potere mostrata dall’avvocato. La candidata sindaco grillina è la favorita per le comunali di Roma, e un sindaco eccessivamente laico nella capitale della Chiesa cattolica incontra vita difficile.

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