Boschi e Di Maio, le reciproche richieste di dimissioni nascondono imbarazzi comuni

lunedì, 21 marzo 2016

Maria Elena Boschi e Luigi Di Maio sono due leader molto giovani ma assai importanti per PD e M5S. Il ministro delle Riforme e dei Rapporti col Parlamento ha seguito alcuni dei dossier chiave del Governo Renzi, come l’Italicum e la riforma del Senato e del Titolo V, ed è stata fino a qualche settimana fa l’altro volto del “nuovo PD” al potere insieme a quello del segretario e presidente del Consiglio. Il vicepresidente della Camera è la guida del M5S in Parlamento, e con Alessandro Di Battista svolge il ruolo di “portavoce televisivo” del movimento grillino, in un ruolo subordinato ai due leader Grillo e Casaleggio. Da un po’ di tempo la stella mediatica e politica di Di Maio si è un po’ oscurata, a partire dal caso Quarto, come mostrano anche le notevoli difficoltà del M5S nelle due città campane più importanti. A Napoli i 5 Stelle hanno presentato un candidato sindaco particolarmente debole, con grande ritardo e dopo mesi di baruffe interne. Come da strategia di Casaleggio, M5S sembra voler rinunciare a giocarsi una propria partita per non ostacolare il rivale più pericoloso per il PD, il sindaco De Magistris, rilevato in grande spolvero dai sondaggi. A Salerno, la città di De Luca, i 5 Stelle potrebbero perfino non presentarsi. Uno smacco per Di Maio, che è campano e che si era intestato il buon risultato delle scorse regionali. Per uscire da un periodo di oscuramento mediatico e celare le sue difficoltà politiche il vicepresidente della Camera ha attaccato il Governo per il blocco dei fondi alle vittime della mafia. Una polemica con toni davvero sbagliati, ma che è stata resa surreale dalla poco sensata richiesta di dimissioni fatta dal PD. La campagna anti Di Maio è partita dal ministro Boschi, e poi è stata esplicitata da molti altri esponenti democratici, e sembra voler celare una nuova grana per il partito di maggioranza relativa. Il padre del ministro Boschi ha ricevuto uno scontato avviso di garanzia per Banca Etruria, e il M5S ha colto l’occasione per proporre una sorta di controdimissioni al ministro Boschi. Anche questa richiesta pare davvero poco ragionevole, visto che si fa fatica a capire come una figlia si possa dimettere per un avviso di garanzia ricevuto dal padre. Il caso Banca Etruria continua però a imbarazzare Boschi, e la campagna anti Di Maio appare un modo piuttosto maldestro per celare questo problema.

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