La ragionevole proposta di D’Alema sull’8 per mille da versare alle comunità islamiche per integrarle

venerdì, 25 marzo 2016

Come era facilmente prevedibile, la proposta di Massimo D’Alema di versare l’8 mille alle comunità islamiche, anche per finanziare la costruzioni di luoghi di culto per i musulmani, le moschee, ha generato una forte reazione dei partiti di destra. Ecco le parole di D’Alema riprese dal sito di Asknanews. “L’attuale situazione, in cui molto spesso queste persone vivono come comunità separate e legate ai paesi di origine, è qualcosa che li tiene separati dalla società europea, crea delle aree in cui è più facile che si infiltri la propaganda fondamentalista e anche terrorista. Vorrei che queste persone si sentissero a tutti gli effetti cittadini europei, preferirei che potessero costruire le loro moschee come si costruiscono le chiese con il denaro pubblico, In Italia c’è l’8 per mille per la Chiesa cattolica, ma c’è un milione e mezzo di musulmani che non sono riconosciuti”. Costruire una moschea significa realizzare un edificio di culto autorizzato dalla legge italiana. In questo modo i controlli delle autorità sarebbero ben più facili. L’alternativa è invece la proliferazione di luoghi di culto che sfuggono ai controlli, come avviene ora, come ben spiega l’esperto Pasquale Annicchino sull’Espresso. ” Una moschea è un luogo di culto, e quindi per edificarla bisogna affrontare tutta una procedura di autorizzazione, e quando c’è, hai una serie di garanzie. Contrastarne la costruzione, come fa la Lega, ha come risultato – soprattutto al nord – che invece delle moschee si creano associazioni culturali, che poi vengono utilizzate anche per pregare. Questo fa sì che ci siano tanti luoghi utilizzati anche come moschee ma che spesso non sono censiti. Chi deve controllare a volte non sa nemmeno che ci sono”. Il punto dirimente è questo: si preferisce una situazione come l’attuale, oppure tentare una vera integrazione delle comunità islamiche in Europa, anche attraverso adeguati strumenti normativi che riconoscano loro diritti garantiti alle altre religioni? Non c’è solo la destra più o meno populista a contrapporsi a questa idea. L’anima più radicale dell’Islam preferisce questa situazione grigia, con associazioni culturali finanziate dalle monarchie arabe al fine di diffondere il wahhabismo. L’Italia, come spiega Annichino,regola i suoi rapporti con il milione e mezzo di musulmani in Italia con “un quadro giuridico abbastanza datato. Regoliamo l’Islam con una legge del 1929, risalente al periodo fascista. L’Islam non ha una intesa con lo Stato italiano quindi non c’è una rappresentanza definita ed è spesso difficile stabilire chi sia l’interlocutore”. L’alternativa coerente al no alla proposta di D’Alema sarebbe l’idea di Trump, o di alcuni premier dell’Est Europa come Fico, di impedire l’ingresso dei musulmani in Europa. Al di là della valutazione di merito su una simile proposta, sarebbe da rimarcare che il problema del terrorismo non è legato ai nuovi arrivi, ma ai figli di seconda generazione nati e cresciuti in Europa. Molti di loro si sono radicalizzati in luoghi di culto sconosciuti alle autorità.

I commenti sono chiusi.

I commenti di questo blog sono sotto monitoraggio delle Autorità. Ti preghiamo di mantenere i toni della discussione entro i limiti di buona educazione e netiquette in essere come regole del blog. Inoltre usa con moderazione i seguenti comandi di formattazione testo.