Israele è nato come rifugio di profughi, spero riceva Salvini da mestatore qual è

martedì, 29 marzo 2016

La visita di Matteo Salvini in Israele ha tutte le caratteristiche velenose di una mistificazione storica, e mi auguro che il governo di Gerusalemme sappia riconoscere l’insidia rappresentata da questo falso amico.
Ora tra le destre europee va per la maggiore l’idea di eleggere la security antiterrorismo israeliana a modello applicabile nella lotta contro le azioni jihadiste sul nostro territorio. Qualche giorno fa, il direttore de Il Foglio, Claudio Cerasa, ha lanciato la boutade di affidare a Netanyahu il ruolo di plenipotenziario degli apparati di sicurezza Ue. Scempiaggini goliardiche che fingono di ignorare la differenza sostanziale fra situazioni inconfrontabili. Lascerebbero il tempo che trovano se non trovassero mestatori come Salvini prontissimi a sfruttarle per la loro propaganda.
La storia novecentesca dello Stato d’Israele si intreccia a quella delle secolari discriminazioni cui il popolo ebraico è stato sottoposto sul suolo europeo. È una nazione fondata da profughi, la cui libertà di emigrare è stata ostacolata non solo dai persecutori nazifascisti, ma anche dalla potenza coloniale inglese.
Sopportare l’ipocrisia di un Salvini che va a braccetto con i fascisti di Casapound e poi va a inginocchiarsi a Yad Vashem di fronte alle vittime della Shoah, significherebbe stravolgere la memoria di quanto è accaduto. Per quanto miope sia l’attuale politica del governo di Netanyahu, non credo giunga a considerare conveniente la legittimazione di personaggi dell’estrema destra europea sul genere di un Salvini.

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