Il livore contro Renzi, di Marino o di altri, non aiuta il cambiamento nel PD

giovedì, 31 marzo 2016

Ignazio Marino è stata l’ultima delle tante personalità di spicco del centrosinistra “rottamate” da Matteo Renzi. Se per diversi leader, basti pensare a Bersani, il vero motivo dell’improvvisa fine della propria influenza è rappresentato dalla volontà degli elettori, l’ex sindaco di Roma ha più di una comprensibile giustificazione per la rabbia provata nei confronti del presidente del Consiglio. Le vicende capitoline segnalano però come la costruzione di un’alternativa a Renzi all’interno del PD e della sinistra italiana sia ancora lontana, anche per l’eccessivo rancore che muove molti protagonisti. Il primo difetto di analisi è la mancanza di spazi al di fuori del Partito Democratico nel campo progressista. Il radicalismo, anche di sinistra, è intercettato dal Movimento 5 Stelle, e il grillismo non si esaurirà a breve. Posizioni più riformiste sono invece rappresentate, non esattamente in modo adeguato e positivo a mio modesto avviso, dal PD attuale. Il secondo problema è che in realtà il Partito Democratico renziano, al di là della propaganda, non è che sia molto diverso dal “vecchio” PD. La maggior parte del “fu” apparato, dalle Coop alle maggiori amministrazioni locali così come il grosso degli istituzionali, sostiene l’attuale segretario, per opportunismo, convinzione o per scoraggiamento per mancanza di alternative. Le politiche promosse, certo distanziatesi dalle promesse del PD bersaniano, non sono così lontane dal centrosinistra tradizionale. Maxi assunzione dei precari a scuola, lotta alla cosiddetta austerità europea, anche quando il consolidamento fiscale dell’UE è in realtà finito da tempo, “tagli fiscali” ai redditi medio-bassi come gli 80 euro, rimodulazione dei vincoli di bilancio per le amministrazioni locali, e così via. Per questo motivo molte critiche rivolte a Matteo Renzi, talvolta anche ragionevoli, sono percepite da tanti elettori di centrosinistra come livorose e dettate dal rancore personale. I toni così duri, utilizzati anche da Ignazio Marino, non sembrano corrispondere alla realtà osservata da molte persone che votano Partito Democratico. Al momento, non è nato praticamente nulla a sinistra del PD nonostante molte personalità di spicco uscite in questi mesi. Una perdita grave, sottovalutata dai renziani e dai loro alleati. La rabbia per una fine vissuta come ingiusta è comprensibile a livello umano. Da una riflessione politica così personalistica non sembra però che possa generarsi nulla o quasi di veramente interessante, e coinvolgente per un elettorato purtroppo sempre più disaffezionato e distante.

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