Il petrolio imbratta la politica italiana, diamole una ripulita col referendum del 17 aprile

sabato, 2 aprile 2016

Lo schizofrenico “giovane imprenditore” Gianluca Gemelli che scrive proclami contro la casta dei politici e poi elemosina un posto di prima fila per la Total al convegno di ItalianiEuropei (“siamo in Italia”, parole sue), è il simbolo di un’opacità lobbistica che puzza di petrolio. Così come i fratelli Pittella che scorazzano da una corrente all’altra del Pd, il primo ottenendo da Renzi deroga speciale per il suo quarto mandato parlamentare in Europa, mentre il secondo governa il territorio di pertinenza familiare.
È evidente, per certi versi inevitabile, che intorno ai giacimenti di petrolio in Basilicata si manifestino interessi economici in grado di sostenere clientele. Meno scontato è che la politica se ne lasci volentieri imbrattare, anziché tutelare gli interessi della cittadinanza, a cominciare dalla salute e l’ambiente.
Emerge così, plateale, quanto sia sbagliata (e sospetta) la decisione di astenersi al referendum sulle trivellazioni del prossimo 17 aprile, assunta alla chetichella dal vertice renziano del Pd senza deliberazione alcuna.
Hanno tentato di barare al gioco. In questo mare di opacità, diviene importante lavorare perché fra due settimane il referendum consegua il quorum della partecipazione. Ancora una volta, solo la cittadinanza attiva può restaurare la democrazia violata, nel tentativo di ripulire almeno un po’ la politica.

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