La storia dell’emendamento di Tempa Rossa bloccato invano da Realacci

sabato, 2 aprile 2016

La procura di Potenza sta indagando sugli eventuali reati commessi per quanto riguarda il sito estrattivo di Tempa Rossa, in Basilicata. Posta l’ovvia presunzione di innocenza e il fatto che questo post non riguardi la sfera penale ma solo la dimensione politica relativa  a un progetto energetico, provo a ricostruire la genesi dell’emendamento, approvato in legge di Stabilità, su Tempa Rossa. La storia è raccontata piuttosto bene dal presidente della commissione Ambiente Ermete Realacci sul “Giorno” di sabato 2 aprile. In questa intervista Realacci annuncia tra le altre cose che voterà sì al referendum del 17 aprile. Il via libera al progetto di trasportare il petrolio della Basilicata verso la raffineria di Taranto è stato annunciato da Matteo Renzi all’inizio del settembre 2014. Così il “Corriere della Sera” di un anno e mezzo fa riporta le dichiarazioni del presidente del Consiglio. ” Quando, il 12 settembre 2014, Matteo Renzi andò a Taranto, fu accolto dalle proteste del movimento «Stop Tempa Rossa». Alle quali rispose promettendo un approfondimento ma sottolineando anche che si trattava di un progetto strategico e che c’era «un elemento di tensione slegato dai problemi». La posizione favorevole del governo sullo sblocco del progetto, che prevede lo smistamento a Taranto del petrolio proveniente dalla Basilicata, era dunque già sostanzialmente presa”. La decisione politica trova una traduzione legislativa in un emendamento presentato in commissione Ambiente della Camera dei Deputati durante l’esame del decreto legge Sblocca Italia. “Arrivò questo emendamento del governo, che prevedeva procedure speciali per le opere riguardanti il trasporto e lo stoccaggio di idrocarburi, non solo Tempa Rossa. Era una semplificazione davvero inaccettabile”, ricorda Ermete Realacci. Il presidente della commissione Ambiente dichiara inammissibile l’emendamento dopo le proteste delle opposizione, in una seduta notturna. La decisione di Realacci arriva senza voto, dopo un colloquio con il capogruppo PD in commissione, Enrico Borghi. Passano circa 2 mesi, e l’emendamento ritorna in parlamento, questa volta al Senato. L’aula autorizza, con lo strumento della mozione di fiducia, il comma 552 della legge di Stabilità che riprende l’emendamento soppresso in commissione Ambiente. Questo è il testo, ripreso dal sito de La Repubblica. ” Con il comma 552 al maxi emendamento voluto al governo alla legge di Stabilità 2015, sono assimilate alle opere strategiche, “le opere e le infrastrutture necessarie al trasporto, allo stoccaggio, al trasferimento degli idrocarburi in raffineria, alle opere accessorie, ai terminali costieri e alle infrastrutture portuali strumentali allo sfruttamento di titoli concessori, comprese quelle localizzate fuori dal perimetro delle concessioni di coltivazione”. In questo modo opere e infrastrutture necessarie alla filiera energetica possono fruire del regime dell’autorizzazione unica in base al quale il via libera agli interventi è rilasciato dal ministero dello Sviluppo economico, d’intesa con le Regioni interessate, nell’ambito di una sola procedura. In sostanza grazie alla norma inserita dal governo, tutte le infrastrutture necessarie allo sfruttamento delle concessioni possono essere realizzate senza dover sottostare ad ulteriori autorizzazioni se non quella del ministero della Guidi. Anche quando i lavori riguardano spazi esterni alla concessione stessa”. L’approvazione di questo comma nella legge di Stabilità non chiude però la vicenda a livello politico, visto che una delibera precedente del comune di Taranto bloccava il progetto di trasporto del petrolio. Il Tar annulla la decisione del Comune nell’estate del 2015, e a fine anno il ministero dello Sviluppo economico guidato da Federica Guidi dà il via libera all’autorizzazione del progetto. 

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