Alfano, ministro dell’Interno del governo italiano, nel 2016 dice che a Milano una moschea non serve

martedì, 5 aprile 2016

Ieri sera, a una cena di autofinanziamento del candidato sindaco Stefano Parisi, il ministro dell’Interno, Angelino Alfano ha volutamente giocato sull’ambiguità di una domanda rivoltagli. Lei è favorevole alla costruzione di nuove moschee a Milano? La domanda è capziosa poichè, come tutti sanno, Milano è l’unica metropoli europea in cui una vera e propria moschea non esiste ancora, tanto è vero che da anni sono in corso tortuose procedure per autorizzarne l’edificazione. Fatto sta che Alfano, fingendo di non saperlo, ha risposto di netto. Lei è favorevole a costruire nuove moschee a Milano? “Sono contrario”. Bel messaggio davvero, dal responsabile del Viminale, nell’anno di grazia 2016. E come se non bastasse, ha continuato a giocare sull’equivoco: “Stiamo controllando bene quelle che ci sono ma la mia linea è di non realizzarne di nuove e garantire efficaci controlli nei luoghi di culto dove già si prega”.
Ohibò, direte voi, ma allora Alfano è pronto a riconoscere come luoghi di culto autorizzati i garages, gli scantinati e la tensostruttura in cui ogni venerdì migliaia di musulmani milanesi si riuniscono in preghiera? Eh no, troppo facile… guardate come prosegue l’ambiguo ragionamento del responsabile dell’ordine pubblico: “In questo momento serve controllare, fare sì che non si preghi in luoghi di culto abusivi. Occorre dire che le moschee non sono luoghi non controllabili, dunque laddove ci sono delle moschee noi operiamo con un controllo effettivo”.
Capito? Il ministro dell’Interno vuole “fare sì che non si preghi in luoghi di culto abusivi”. Ma a Milano, in questo momento, almeno sulla carta, i luoghi di culto abusivi sono numerosi, e non certo per volontà dei fedeli. Trovo irresponsabile che un esponente del governo Renzi, per convenienze elettoralistiche, neghi la necessità di sanare con urgenza l’anomalia milanese, calpestando un diritto sancito dalla nostra Costituzione. Tanto più è grave, quando a farlo è il titolare del Viminale che avrebbe il dovere di garantire la libertà di tutti i cittadini e l’integrazione delle comunità immigrate, anche al fine di prevenire pericolosi fenomeni di radicalizzazione favoriti dal contesto internazionale.

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