In un’intervista al “Mattino” di giovedì 7 aprile 2016 il presidente del Consiglio ha commentato gli ultimi dati, più deludenti, sull’occupazione definendo gli incentivi per le assunzioni “un doping di breve periodo”. Gli sgravi contributivi sono uno dei pilastri della riforma del mercato del lavoro che viene definita Jobs Act. Da una parte la riforma dell’articolo 18, dall’altra i corposi incentivi alle assunzioni con il nuovo tempo indeterminato. ” Servono per dare un segnale, ma poi occorre creare occupazione. Non si va avanti con gli incentivi che penso ridurremo ancora nel prossimo futuro. Intanto i dati ci dicono che prima del Jobs Act c’era il 13% di disoccupazione in Italia, ora siamo all’11%. E che quasi la metà delle nuove assunzioni deriva degli incentivi: vuol dire che se funzionano aumentano i posti di lavoro”. Così il presidente del Consiglio, che purtroppo non perde l’abitudine di dire dati imprecisi sul tasso di disoccupazione. Il tasso di disoccupazione prima dell’entrata in vigore del Jobs Act propriamente detto, la riforma del contratto a tempo indeterminato, era al 12,2% secondo il tasso di disoccupazione delle serie mensili Istat. Ora, un anno dopo, è all’11,7%. A dicembre 2015, ovvero l’ultime mese prima degli incentivi, il tasso di disoccupazione era rilevato al 12,3%. Siamo nell’ordine di una flessione di mezzo punto percentuale, positiva ma certo inferiore ai 2 punti percentuali affermati da Renzi in quest’intervista al Mattino. E inferiore rispetto al calo della disoccupazione nell’eurozona, dove non c’è stato il Jobs Act ma in cui si è registrato un calo grazie alla timida ripresa economica, agli stimoli monetari della Bce, al calo dei prezzi energetici e così via. A febbraio 2015 la contrazione del tasso di disoccupazione nell’unione monetaria su base tendenziale è stata pari a 1 punto percentuale, dall’11,3 al 10,3%. Nell’UE a 28 Paesi, pari a meno 0,8%.