Renzi s’è messo a traballare pericolosamente (per sé ma soprattutto per il paese)

giovedì, 7 aprile 2016

Prendere un partito radicato nelle matrici del solidarismo e della sinistra, per farne il predellino di un governo personalistico, si sta rivelando impresa velleitaria financo per un tipo di leader spericolato qual è Matteo Renzi.
Oggi lo riconosce pure Giuliano Ferrara, ovvero un soggetto portato all’infatuazione ogni qual volta s’incarni dinnanzi a lui una personalità decisionista: Renzi “rischia di impantanarsi”, o di essere “travolto da una piena”, scrive l’Elefantino sul “Foglio”.
Scegliete pure la metafora che preferite, ma i limiti di un’azione di governo che s’illudeva di imporsi con la forza, dall’alto, su una società renitente, oggi si manifestano evidenti dando luogo a generalizzate reazioni di disincanto.
Giuliano Ferrara, naturalmente, sognando di tenersi stretto l’ultimo suo giocattolo ammaccato, consiglia a Renzi di disfarsi del partito di sinistra che non lo ama. Praticamente gli suggerisce di buttarsi nel vuoto senza paracadute, e chi vivrà vedrà. Ma la cautela con cui Renzi (non) ha reagito alle accuse personali mossegli dal più pacato degli avversari interni (Gianni Cuperlo: “Tu non sei un leader”) denotano che Renzi lo sente, eccome, quanto sta traballando. E quanto è solo in questo traballare: renziani della prima ora radicati sul territorio, come Delrio e Chiamparino, si sono già messi garbatamente in disparte. Altri ex renziani più avventurosi, come Emiliano, già preconizzano la sua disgrazia. Ieri a Napoli il premier ha voluto/dovuto incontrare Bassolino pregandolo di non presentare una lista alternativa al Pd. Segno di debolezza ma anche di realismo.
Buffo a dirsi ma, traballando, Renzi ha cominciato ad accorgersi di aver bisogno di una relazione con la tanto disprezzata sinistra. Purché non sia troppo tardi.

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