L’insensata polemica sulla blasfemia di Grillo (l’Italia per fortuna non è il Pakistan)

lunedì, 11 aprile 2016

La blasfemia non è più un reato penale da quasi vent’anni in Italia, e spesso viene citata a sproposito per quanto riguarda comportamenti o gesti, magari di cattivo gusto o dissacranti, ma poco o per nulla offensivi. Pare che questo sia il caso della parodia della eucarestia fatta da Beppe Grillo nel suo show di Torino. Il leader del M5S, tornato comico, ha chiamato diversi suoi parlamentari e consiglieri regionali vicini a sè per distribuire grilli liofilizzati, come se fossero un’ostia. Dal corpo di Cristo al corpo di Grillo. Satira sulla religione oppure sarcasmo su se stesso (il video del momento è incompleto per giudicare pienamente), l’episodio ha scatenato una piccola polemica sulla presunta blasfemia di Beppe Grillo. L’Italia non è una teocrazia, e la derisione della religione non pare particolarmente problematica, specie se inserita in un contesto quale uno spettacolo comico. Il PD ha scatenato una polemica su questo episodio davvero minore, manifestando più che altro forte nervosismo per l’attuale fase di logoramento del governo Renzi.

Più comprensibile, anche se non condivisibile, lo sdegno di “Famiglia Cristiana”, testata di ispirazione cattolica. A giudicare dal video, la scenetta del corpo di Grillo pare davvero poco divertente, probabilmente inscenata per attirare attenzione mediatica sul suo nuovo spettacolo, al momento accolto piuttosto freddamente dal pubblico. Il leader del M5S si è difeso in un intervento pubblicato sul “Fatto Quotidiano” di lunedì 11 aprile 2016. Beppe Grillo se la prende, ça va sans dire, con la polemica del PD, rimarcandone la contraddizione con la storia della sinistra, che negli anni ’70 difendeva Dario Fo e il suo “Mistero Buffo”, e ora invece utilizza i toni della Cei per criticare la satira sulla religione cattolica. ” uanto son cambiati i comunisti: li lasci soli un attimo nel deserto di memoria e ideali che stanno attraversando e si mettono ad adorare il vitello d’oro di un altro. Non hanno più neanche il genio di farsene uno loro. Vabè, ci sta: perdonali, Signore, perché non sanno quello che fanno… oda dove vengono… o chi sono… o dove vanno… VANNO A FANCULO! Chi era? L’avete sentita anche voi questa voce tonante dal cielo? Diciamo tutti insieme: Amen”. La replica di Beppe Grillo è poco convincente. Il doppio ruolo, di artista e di proprietario del marchio di uno dei maggiori partiti italiani, rende sempre labile e spesso contraddittorio tanto il suo lavoro quanto il giudizio su di lui. Lo stesso show sembra giocare su quest’ambiguità, mischiando il comizio da leader M5S a parti in cui ritorna al suo passato di comico. Considerazioni che però esulano dal cuore di questa polemica, tanto minore quanto interessante per il vuoto spinto che rappresenta. L’Italia era uno dei Paesi europei arrivati in condizioni peggiori alla crisi finanziaria, e la situazione economica-sociale è diventata ancora più negativa in questi anni. Davvero sconfortante che i due maggiori partiti italiani polemizzino su una vicenda del genere.

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