Casaleggio e il Sessantotto, l’immaginario di una rivoluzione senza più le classi sociali

mercoledì, 13 aprile 2016

Tutta una serie di piccole circostanze personali, di per sé insignificanti, hanno fatto sì che la morte di Gianroberto Casaleggio mi colpisca particolarmente (anche se non ho mai avuto con lui altro che uno sporadico scambio di mail).
Siamo coetanei. Abbiamo abitato e studiato nella stessa zona di Milano. L’eccellente Istituto Auxologico dove si è spento ieri a me capita di frequentarlo da un paio di mesi per ragioni familiari, facendo i conti con la misteriosa complessità delle dinamiche interne al cervello umano (oltre che con un barista indiavolato che perfino sugli scontrini ha prestampato “Forza Milan”). Ma tutto ciò conta solo per me.
Più in generale, leggendo i ritratti di Casaleggio, mi chiedo quanto sia riconoscibile anche lui –a differenza di Beppe Grillo- come figlio di una rivolta generazionale dei cosiddetti baby-boomers. Cioè della rivolta giovanile mondiale del Sessantotto. Non credo che Casaleggio ne abbia conservato solo la chioma da “capellone” (all’epoca tenerli lunghi come lui era considerato di per sé sovversivo). Ho l’impressione che anche nel successivo passaggio olivettiano egli abbia mantenuto un immaginario rivoluzionario, filtrato con la fantascienza apocalittica alla Ballard. Facendo sua, con la visione omologante della Rete, l’odierna sottovalutazione di ogni analisi sociologica, riducendo le classi sociali a Ceto Medio indistinto, Casaleggio ugualmente propugnava una rivoluzione ugualitaria. In ciò molto sessantottina, anche se per nulla socialista o comunista. Solo escludeva di darle una connotazione legata alle condizioni materiali e di reddito dei suoi potenziali artefici.
Il tratto più notevole del suo carattere –dove la differenza con Grillo diviene plateale- è nella manifestazione pubblica di sé: Casaleggio non avrebbe mai comprato una Ferrari, cercava una sua coerenza anche nello stile di vita e nei consumi. Ciò che ha reso credibile il distacco ostentato da un potere che pure, e molto, ha detenuto.

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