Quanto mi piacerebbe leggere un editoriale di Travaglio in difesa di Doina Matei privata della semilibertà solo per una leggerezza

mercoledì, 13 aprile 2016

Riconosciuta colpevole di omicidio involontario, la giovane romena Doina Matei è stata condannata a 16 anni di carcere. Ne ha scontati interamente in carcere la metà, cioè otto anni, e, come prevede la normativa vigente, essendo stata riconosciuta la sua buona condotta, per avviarne il percorso rieducativo il giudice di sorveglianza le aveva concesso la semilibertà. Possibilità di svolgere un lavoro esterno, vincolo di rientrare in cella ogni giorno dalle ore 22 alle ore 6. Più alcuni permessi-premio. Nel corso di uno di questi permessi, Doina Matei ha commesso la leggerezza di divulgare su Facebook un momento di felicità privata, cioè le sue fotografie sorridenti in spiaggia.
Apriti cielo. A seguito di una indignazione virtuale moltiplicatasi sul web –e del naturale, comprensibile dolore espresso dai familiari di Veronica Russo, la giovane donna da lei uccisa con la punta dell’ombrello- ieri il giudice di sorveglianza ha provvisoriamente sospeso il suo regime di semilibertà. Trovo questo provvedimento iniquo e opportunistico. Un caso di malagiustizia condizionata dalla furia popolare che mai dovrebbe potersi esprimere in sede giudiziaria.
Mi piacerebbe che gli editorialisti del giustizialismo all’italiana, come Marco Travaglio, non lasciassero soli noi reietti garantisti a protestare, quando di mezzo c’è una colpevole di serie B, una detenuta non eccellente. Doina Matei ha commesso il delitto quando aveva 21 anni. Aveva già due figli, generati nell’età dell’adolescenza. Da allora può sentirli al telefono per dieci minuti alla settimana. Anche loro sono vittime di questa vicenda tragica. Una giustizia degna di questo nome non può non porsi il compito di reinserire nella società Doina Matei, prevedendo anche il ricorso a pene alternative al carcere. La leggerezza compiuta lasciando che uscissero sue foto sorridenti su Facebook, è davvero veniale (ammesso e non concesso che si tratti di un’infrazione della norma). Revocare la sua semilibertà è un provvedimento che va contro le regole della giustizia italiana e delle più elementari norme di un diritto degno di questo nome.

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