“Dimaiani”? Vi prego, diteci che non è vero… e poi vi offendete se vi si chiama grillini

giovedì, 14 aprile 2016

La scomparsa di Gianroberto Casaleggio accelera la discussione interna al Movimento 5 Stelle sul futuro di uno dei più grandi partiti italiani. Da una parte ci sono i “fedeli alla linea”, gli “ortodossi”, che vorrebbero un maggior impegno di Beppe Grillo e una valorizzazione del figlio del cofondatore, Davide Casaleggio, per mantenere il M5S sull’attuale percorso. Nessuna struttura da partito tradizionale, nessuna leadership, per quanto poi la sovranità della rete sia un po’ o troppo, a seconda dei critici, inficiata dal ruolo della Casaleggio Associati, e ruolo di garanzia affidato ancora a Beppe Grillo. Un sacrificio chiesto al leader che ha fatto conoscere allI’Italia il movimento fondato a fine 2009, che ha più volte palesato in questi anni la sua stanchezza, e il desiderio di tornare a fare il comico. Dal’altra parte, scrivono giornalisti esperti di cose M5S come Jacopo Iacoboni su “La Stampa” e Annalisa Cuzzocrea su “La Repubblica”,  ci sono invece i tanti parlamentari che vorrebbero estendere i poteri del cosiddetto direttorio. In particolare, c’è una forte spinta per indicare sin da subito chi sarà il leader del Movimento 5 Stelle alle prossime elezioni politiche, che dovrebbe guidare il M5S fino alla data del voto. L’ipotesi di gran lunga più forte, l’unica che appare in campo, è la leadership di Luigi Di Maio. Secondo Cuzzocrea numerosi parlamentari avrebbe formato una vera e propria cordata di “dimaiani”, dal nome dell’auspicato leader. Una scelta davvero curiosa. I sostenitori così come gli eletti del Movimento 5 Stelle hanno sempre criticato l’abitudine dei media a definirli grillini, e ora arriva perfino la definizione basata sul cognome del vicepresidente della Camera. Luigi Di Maio è un personaggio politico piuttosto popolare, però definirsi dimaiani ci appare davvero arduo.

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