Elsa Fornero è una docente assai stimata ma è diventata una figura molto impopolare nell’opinione pubblica italiana dopo aver firmato la severa riforma previdenziale del governo Monti. La “Fornero” ha esteso il metodo contributivo per il calcolo delle pensioni, aumentando l’età pensionabile, completando così la riforma Dini del 1995. La riforma previdenziale del governo Monti è molto impopolare, ma la sua autrice sembra ancora dire le cose più condivisibili sul tema. La Stampa di giovedì 21 aprile 2016 ha intervistato Elsa Fornero, che così si è espressa in merito al dibattito sulla flessibilità delle pensioni protagonista da ormai diverso tempo del nostro dibattito pubblico. La docente si è dichiarata contraria alla flessibilità anticipata generalizzata, mentre ha rimarcato l’esigenza di spendere le poche risorse disponibili per favorire l’occupazione e la continuità del reddito delle giovani generazioni. ” Tutta la nostra storia dimostra che non è vero che i pensionamenti anticipati creano lavoro per i giovani, a parte situazioni temporanee. Che sia una tesi sbagliata lo ha sempre sostenuto anche il presidente dell’Inps Boeri, nel corso del suo lavoro di ricerca. Per creare posti serve altro: potenziare l’apprendistato, creare i servizi per l’impiego di cui parliamo da tanto tempo e che non abbiamo, spendere per lo sviluppo. Diciamocelo chiaramente: si chiama “flessibilità previdenziale”, ma in parole povere significa solo caricare altro debito sulle generazioni future”. In merito alla “generazione perduta” degli under 35 a rischio pensione Elsa Fornero evidenzia come “a queste persone serve soprattutto un impiego, un reddito, delle tutele. Non certo presunte e fumose garanzie previdenziali tra 30 anni. Cominciamo piuttosto a parlare di reddito di cittadinanza, allora. Se uno ha una carriera di lavoro troppo discontinua, insufficiente, se fa davvero parte di una generazione perduta, di questo ha bisogno… Se è un reddito di cittadinanza proiettato sulle generazioni che oggi sono giovani, possiamo anche costruircelo con un po’ di cautela, facendo in modo che funzioni bene e che sia equo. Chi oggi ha trent’anni che cosa volete che se ne faccia di una garanzia di una pensione futura, che è per forza una garanzia scritta sulla sabbia? Ai giovani serve una vita di lavoro migliore e più sicura”. I giovani non si aiutano ovviamente solo con una misura come il reddito di cittadinanza, ma anche con uno stimolo per la loro occupazione, che in questi anni continua purtroppo a esser negativa. Nel 2015 i nuovi posti di lavoro sono stati prevalentemente creati nella fascia d’età over 55. ” I dati negativi (delle assunzioni, ndA) vengono attribuiti al fatto che sono stati fortemente ridotti gli sgravi fiscali e contributivi. Il che significa, secondo me, che bisogna tornare ad agire ancora sul costo del lavoro. Piuttosto che sprecare risorse per pensionamenti anticipati generalizzati, fatti salvi casi eccezionali, usiamole per rendere più convenienti le assunzioni. Di questo hanno davvero bisogno i giovani