Il caso Graziano consiglierebbe scuse definitive dell’Unità a Roberto Saviano per il tragico “mafiosetto”

mercoledì, 27 aprile 2016

Il consigliere regionale e presidente del PD della Campania Stefano Graziano è stato indagato dalla magistratura per concorso esterno in associazione mafiosa. L’esponente democratico, che ha fatto una lunga trafila in partiti centristi prima di esser eletto deputato nel 2008 per il PD, è accusato dai magistrati di voti scambiati con appalti con il clan dei Casalesi. I fatti contestati, che hanno portato all’arresto di diverse persone, sono avvenuti nel comune casertano di Santa Maria Capua Vetere. Stefano Graziano si professa innocente, e vista la gravità delle accuse, speriamo che il proseguimento dell’inchiesta lo possa dimostrare. Il coinvolgimento di un esponente di spicco del PD campano, che è stato consulente per i governi Letta e Renzi per verificare l’avanzamento dei decreti attuativi, in un caso giudiziario che riguarda la criminalità organizzata è particolarmente grave. I presunti rapporti di Graziano coi Casalesi evidenziano, se mai ce ne fosse stato bisogno, quanto sia tragicamente inopportuna la definizione di “mafiosetto di quartiere” affibbiata a Roberto Saviano da un editoriale dell’Unità. Il giornale del Partito Democratico aveva accusato in questo modo lo scrittore di “Gomorra” per le sue critiche rivolte a Maria Elena Boschi. “Come un qualunque mafiosetto di quartiere il prode Saviano si guarda bene dallo specificare quali siano le ‘tante ombre’, o che cosa possa esserci di ‘altro’: il suo compito è alimentare la disinformazione, alludere senza mai chiarire, gettare il sasso e nascondere precipitosamente la mano”. Roberto Saviano è uno scrittore ed editorialista ovviamente criticabile nelle sue valutazioni, ma definire” mafiosetto” un autore che da tanti anni vive sotto scorta delle autorità per il suo impegno contro la criminalità organizzata, in particolare contro il clan camorristico dei Casalesi, è stata un’incredibile caduta di stile. A esser generosi. Il direttore dell’Unità Erasmo De Angelis aveva preso le distanze dall’editoriale, rimarcando il carattere equivoco del “mafiosetto”. Scuse definitive sarebbero però benvenute, per cancellare una brutta pagina di giornalismo “politico” che non avrebbe dovuto esser scritta.

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