Anche in Gran Bretagna l’antisemitismo è il socialismo degli imbecilli

venerdì, 29 aprile 2016

Vale anche per i laburisti inglesi l’ottima definizione coniata da August Bebel più di un secolo fa, ripresa poi da Lenin: “L’antisemitismo è il socialismo degli imbecilli”.
Quando l’ex sindaco di Londra, Ken Livingstone, afferma che Hitler nel 1932 era filosionista, dice una castroneria venata da pregiudizi storici. Vero è che negli anni trenta del Novecento i nazisti non avevano ancora concepito la pianificazione dello sterminio che pure era implicita nelle loro folli teorie razziste. All’epoca si limitavano ad auspicare un allontanamento degli ebrei dalla Germania, che stava per revocare loro la cittadinanza. Ma ciò non autorizza a sostenere che Hitler appoggiasse il progetto di fondare uno Stato ebraico in Palestina.
Diverso è il caso della deputata Naz Shah, anche lei espulsa dal Labour. Il suo stupido auspicio che Israele venisse trasferito negli Usa, espresso anni fa e successivamente rinnegato, va ricondotto al nuovo antisemitismo diffusosi nel mondo islamico a seguito del conflitto mediorientale. Il guaio è che questi diversi filoni dell’ostilità nei confronti degli ebrei -quello più antico di matrice europea e quello più recente germogliato nel mondo arabo- tendono a fondersi e confondersi. Alludono entrambi a una contrapposizione di interessi fra il popolo degli oppressi e gli ebrei additati come depositari di un fantomatico privilegio sociale. Uno stereotipo che favorì il diffondersi del nazional-socialismo e che ora può fare presa nelle comunità immigrate, se i partiti della sinistra non faranno propria la sfida culturale necessaria per debellarlo.

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