Jens Weidmann, il nuovo spauracchio che agita il potere italiano

lunedì, 2 maggio 2016

Jens Weidmann è diventato l’obiettivo preferito degli attacchi contro l’Europa “che danneggia l’Italia”. Così si sono espressi nei suoi confronti il presidente del Consiglio e il ministro dell’Economia, ed è questo il senso dell’editoriale del Sole 24 Ore di domenica 1 maggio di Roberto Napoletano. La colpa di Weidmann è l’aver esplicitato una posizione che da molto tempo segna il dibattito europeo: la condivisione dei debiti, pubblici come privati, può essere realizzata formalmente solo attraverso riduzioni del rischio. In caso contrario, si rimane nell’irrisolta situazione attuale, con il bilancio della Bce posto de facto anche se certo non de iure a garanzia dell’eurozona. Gli eurobond sarebbero approvati anche dalla Germania, e dai suoi numerosi Paesi alleati, particolare che si omette spesso nella stantia polemica anti Berlino, se ci fossero politiche di bilancio condivise. Allo stesso modo, l’Unione bancaria sarebbe completata se ci fossero standard comuni per soppesare i rischi nei bilanci degli istituti di credito. La garanzia comune sui depositi spingerebbe in ultima istanza i contribuenti di tutti i Paesi membri a esser responsabili del dissesto di istituti di singoli Paesi, e questo ha azionato il freno di numerose capitali europee sul progetto. Jens Weidmann ha rimarcato questa posizione nella sua ultima visita italiana, e ciò ha fatto arrabbiare tanto il governo quanto l’establishment economico e finanziario del nostro Paese. I problemi delle banche italiane rimangono piuttosto gravi, e lo scetticismo  nei confronti della solidità dei nostri istituti di credito non è confinato solo a Francoforte sul Meno, sede della Bundesbank, e a Berlino. Come mostra anche il flop della ricapitalizzazione della Popolare di Vicenza, che sarebbe probabilmente fallita senza l’intervento di Atlante. Fondo che è riuscito a raccogliere poco più di 4 miliardi, molto meno dell’auspicato e del necessario, per i suoi interventi di stabilizzazione del nostro sistema creditizio.Lo spauracchio Weidmann serve per polemiche dal fiato corto, contro l’ormai inesistente Europa dell’austerità che in questi ultimi 3 anni ha garantito un corposo aumento del disavanzo e una significativa discesa del costo del debito. Una più realistica rappresentazione dei nostri problemi e della politica europea aiuterebbe anche la scelta di obiettivi più credibili di Jens Weidmann, “colpevole” di aver solo ribadito l’ovvio. 

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