Ustica, Bologna: dedicato a chi ancora rimpiange i 42 anni di dittatura di Gheddafi in Libia

giovedì, 5 maggio 2016

Su “La Stampa” di giovedì 5 maggio 2016 viene resa pubblica un’informativa degli agenti dei servizi segreti italiani dislocati a Beirut, risalente al febbraio 1978. Quel nucleo del Sismi, guidato dall’esperto colonnello Stefano Giovannone, metteva in guardia il governo italiano dal pericolo che la Libia di Gheddafi utilizzasse le sue quinte colonne fra i terroristi palestinesi per compiere attentati sul nostro territorio. Rompendo la tregua di fatto (il cosiddetto Lodo Moro, dal nome del politico che l’aveva stipulata nel 1973) garantita da Arafat, Abbash e altri dirigenti dell’Organizzazione per la liberazione della Palestina: niente azioni sul territorio della penisola dopo la strage di Fiumicino del 1973, in cambio di andreottiana benevolenza sullo scacchiere mediorientale.
Gheddafi giocava un’altra partita, in particolare per il controllo dell’isola di Malta e del tratto di mare che la separa dalla Libia. Come spiega a “La Stampa” l’allora sottosegretario agli Esteri, Giuseppe Zamberletti, l’estate del 1980 si realizzarono le minacce segnalate dal Sismi due anni prima. Mentre l’Italia stringeva accordi per coinvolgere Malta nell’orbita dell’Unione Europea, sottraendola al protettorato libico, Gheddafi scatenava contro di noi la sua ritorsione. Prima l’abbattimento del DC-9 Itavia a Ustica, il 27 giugno 1980. E poi la strage alla stazione di Bologna, il 2 agosto 1980.
Nei vertici degli apparati di sicurezza italiani, riferisce Zambeletti, apparve subito chiara la matrice di quegli attentati. Oggi i documenti secretati dell’allarme venuto da Beirut, sono stati visionati per la prima volta dai parlamentari della Commissione di indagine sul delitto Moro.
Dopo quel tragico 1980 sono stati numerosi i capi di Stato e di governo italiani, per non parlare degli uomini d’affari, che hanno fatto finta di nulla per realpolitik e hanno stipulato accordi politici e commerciali col regime libico. Da ultimo, nel 2008, addiritura delegandogli il respingimento dei profughi diretti in Italia dalle coste africane. Quando veniva in isita a Roma, Gheddafi era oggetto di servilismi imbarazzanti, come se si trattasse di un grande statista.
Quando è stato deposto e barbaramente ucciso, nell’estate del 2011, hanno iniziato a levarsi voci di rimpianto che ancora oggi sento risuonare. Ricordiamocelo: il colonnello Gheddafi, salito al potere con un colpo si Stato nel 1969, era in quel momento al potere da 42 anni. Più del doppio di Mussolini. Era il regista di varie stragi e attentati terroristici, fra cui sappiamo ora (ma sospettavamo già) Ustica e Bologna. Bisogna essere proprio incoscienti, oltre che avere molto pelo sullo stomaco, per rimpiangerlo.

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